Il “demone di Piacenza” è finito nel mirino: la notte di Monaco ha lasciato cicatrici profonde. Simone Inzaghi, piegato da record amari e meme virali, vive ore caldissime
La notte di Monaco di Baviera rischia di diventare una ferita che l’Inter e Simone Inzaghi si porteranno dietro per molto, molto tempo. E non solo per la sconfitta contro il Paris Saint-Germain, che ha strappato alla squadra nerazzurra il sogno della Champions. No, il problema – almeno per Inzaghi – è un altro: essere diventato il bersaglio perfetto sui social.
Già durante la stagione, il tecnico di Piacenza aveva acceso qualche miccia. Memorabile quel gesto in conferenza stampa: quando un giornalista gli parlò di possibile double, lui rispose alzando tre dita e dicendo “treble”, triplete. Una frase che, a posteriori, ha preso la forma di una condanna: perché il finale della storia è stato un triplete al contrario.
L’Inter ha perso tutto. Il derby di Coppa Italia col Milan, il campionato buttato via contro il Napoli alla penultima giornata, e la sconfitta più pesante mai incassata in una finale di Coppa dei Campioni. Un colpo durissimo, su cui i social non hanno perso tempo a infierire.
Ormai l’hashtag #InzaghiOut spopola ovunque: Twitter, Instagram, TikTok, Facebook, ovunque si trovano video, meme e parodie che mettono nel mirino l’allenatore, che in realtà lo volevano esonerato già dopo Inter-Lazio.
L’hashtag #InzaghiOut e i record negativi battuti dalla sua Inter: social in fiamme
Ma il popolo del web non si limita alle prese in giro, come questa immagine molto divertente che abbiamo trovato in giro per il web. Tra tutti c’è anche chi ha tirato fuori i numeri, i record – ovviamente negativi – che Simone Inzaghi ha collezionato nella finale contro il PSG. Ve ne proponiamo alcuni e ne aggiungiamo qualche altro, giusto per completezza di informazione.
1. L’Inter “battezza” i campioni: il primo PSG e il primo City a trionfare
Fino a sabato sera, il Paris Saint-Germain era il club maledetto d’Europa, un po’ come il Manchester City: tanti soldi, zero Champions. A rompere l’incantesimo ci ha pensato proprio l’Inter di Inzaghi, che ha consegnato ai parigini e agli inglesi il primo trionfo continentale. Un regalo non da poco, che ha un peso enorme anche nell’immaginario europeo.
2. Le prime finali perse: l’Inter aveva vinto tutte le precedenti finali di Coppa dei Campioni
Prima di Inzaghi, il curriculum dell’Inter nelle finali di Champions era perfetto: tre su tre vinte. Con lui sono arrivate due finali e due sconfitte. Una frattura storica che molti tifosi vivono come una macchia pesante, anche perché l’Inter era considerata una squadra esperta, fatta per reggere la pressione delle grandi serate.
3. Il record del Napoli: due scudetti dopo 33 anni da quando c’è il “demone”
Il Napoli, conquistando il quarto scudetto, ha messo a segno un record personale: due titoli in tre anni, superando persino l’epopea di Maradona, che ne portò due in quattro stagioni. Peraltro gli azzurri sono la prima squadra extra “strisciate” del Nord che vince un titolo dal 2001 in poi. Tutto questo da quando c’è Simone Inzaghi, che per i maligni ha “agevolato” questo dominio con una squadra che invece avrebbe dovuto asfaltare tutto.
4. Kvaratskhelia e il triplete “con bonus”: ora può battere un super record
Khvicha Kvaratskhelia, grazie anche alla straordinaria prestazione contro l’Inter, sta portando a casa una stagione memorabile: doppio scudetto, Champions, Coppa di Lega. Quattro trofei in bacheca, compreso lo scudetto del Napoli, un risultato che forse è già record ma che lo diventerà di certo se il PSG dovesse vincere anche il Mondiale per club. Per Inzaghi, un’umiliazione ulteriore: aver “regalato” due titoli a un suo avversario, in due nazioni diverse e nel giro di pochi giorni.
5. Désiré Doué, il primo Under-20 a fare doppietta in finale
Il talento francese è diventato il più giovane a segnare due gol in una finale di Coppa dei Campioni, e per distacco visto che prima questo titolo spettava a Gareth Bale a 29 (!) anni. Un record storico, che ha reso ancora più amara la notte nerazzurra e ha contribuito a scatenare il diluvio di critiche sui social.
Per Inzaghi, ora, la partita più difficile non è più in campo, ma a porte chiuse: l’incontro con Beppe Marotta sarà decisivo per capire se il “demone di Piacenza”, come ormai lo chiamano i tifosi su Facebook, avrà ancora una panchina su cui sedersi. Perché in questo momento, l’unica cosa certa è che i social non gli stanno lasciando scampo.