Doveva essere un capitano, è diventato un nodo irrisolto. Pellegrini e la Roma non si riconoscono più. Il futuro è un muro contro muro, tra silenzi e promesse mancate
Lorenzo Pellegrini e la Roma non stanno più bene insieme. Questo ormai è difficile metterlo in discussione, soprattutto dopo una stagione come quella appena finita. Fuori dal gioco, quasi sempre insufficiente, panchinato o fermo per acciacchi. Alla fine, non era più nemmeno un titolare vero. E Ranieri, pur cercando di coprirlo, gli ha tirato più di una volta le orecchie. Ma che qualcosa si fosse rotto lo si era capito da tempo. Poi lo si è capito ancora meglio.
Separato in casa. O quasi. Perché a gennaio Pellegrini era a un passo dall’addio, stava andando via. Poi ha segnato nel derby, tutto è sembrato rientrare. La Roma ha deciso di tenerlo, lui ha deciso di restare. Ma era solo una fiammata. Perché dopo quel gol si è di nuovo spento. Sparito dai radar, come se quel lampo fosse bastato a sé stesso. E così si è chiuso il suo annus horribilis. Probabilmente il peggiore della carriera.
Insieme a questi problemi in campo se n’è aggiunto anche un altro, fuori dal campo. Il capitano non sente più la fiducia della società, questo è chiaro anche dalle dichiarazioni, dalle mezze frasi e dalle omissioni nelle dichiarazioni pubbliche.
In particolare c’è stato un episodio che lo ha turbato, relativo allo scorso febbraio, quando Ghisolfi elencò i calciatori importanti e non fece il suo nome, né quello di Cristante. Solo che Bryan si è ripreso alla grande nel finale di stagione e potrebbe essere uno dei pilastri del nuovo corso di Gasperini, che peraltro lo ha già allenato. Lorenzo invece l’ha presa male, si è eclissato, è entrato in una spirale negativa che ha condizionato la sua stagione. Che, va detto, prima di quell’episodio non è che stesse andando tanto meglio.
Roma, Pellegrini è un problema: il contratto in scadenza e l’impasse di mercato
Ma ora il problema è un altro. Non più il passato. Il problema è il futuro. Perché da caso tecnico Pellegrini rischia di diventare un caso anche fuori dal campo. Il suo contratto scade nel 2026, e guadagna 6 milioni netti a stagione, come fece notare con grande ironia anche il nostro Enrico Camelio. Una cifra che oggi non ha più senso per nessuno. E la Roma, che non lo vede parte del nuovo corso targato Gasperini, non ha nessuna intenzione di rinnovare. Anzi: gli sta cercando una squadra. Ma è lì che si sta creando la frattura.
Secondo quanto risulta alla nostra redazione, Pellegrini ha già fatto sapere che non ha intenzione di accettare qualsiasi destinazione. Se non arriva una proposta che lo soddisfa davvero, resta dov’è. E aspetta. Anche un anno intero, se serve. Fino alla scadenza. Così potrà scegliere lui dove andare, da svincolato. Con calma. E magari firmare l’ultimo contratto importante della carriera, visto che nel 2026 avrà ormai trent’anni. È una scelta legittima, certo. Ma rischiosa. Per lui e per la Roma.
Perché se resta da separato in casa, con Gasperini che ha già fatto capire di non considerarlo centrale, il rischio concreto è finire fuori rosa. Non per motivi disciplinari, ma per incompatibilità tecnica ed economica. E sarebbe il modo peggiore di chiudere un percorso. Pellegrini è ancora oggi un idolo per la tifoseria. Anche dopo un anno deludente, gli è stato dedicato uno striscione affettuoso a fine stagione. Ha ricevuto applausi sinceri. La gente lo ha capito, anche se ha deluso.
Chiudere così, sarebbe brutto per tutti. Anche per lui. Anche per una Roma che ha bisogno di rifondare, sì, ma non di perdere la faccia con i suoi simboli. E allora forse bisognerebbe abbassare i toni. Mettersi al tavolo. Trovare una soluzione vera, che vada bene a entrambi.
Serve sforzo. Da parte del club, che deve gestire una transizione complicata. Ma anche da parte di Lorenzo, che oggi è fuori pure dal giro della Nazionale e dovrebbe pensare a ritrovare se stesso prima di difendere un contratto. Perché il tempo passa, e la maglia azzurra non aspetta nessuno.