“Il Mondiale per Club sarà un fiasco colossale”: l’influencer ci svela il retroscena

Un torneo che voleva conquistare il mondo rischia di restare senza pubblico. Dall’America arriva il racconto disincantato di un evento che non scalda i cuori

il trofeo del Mondiale per club FIFA
“Il Mondiale per Club sarà un fiasco colossale”: l’influencer ci svela il retroscena (Foto: LaPresse) – serieanews.com

Il profumo di fiasco si sente già da lontano. Un aroma sottile, ma inconfondibile, quello che accompagna gli eventi troppo gonfiati, troppo ambiziosi, troppo convinti di potersi vendere da soli.

Siamo a pochi passi dal via del prossimo Mondiale per Club FIFA negli Stati Uniti, e c’è già chi, come Piero Armenti – il popolare influencer dietro la pagina “Il mio viaggio a New York” – lo dice senza peli sulla lingua: qui rischiamo un colossale scivolone. Non serve essere un mago per capirlo, basta guardarsi intorno.

Armenti l’ha notato osservando le prime offerte per i biglietti. Prezzi da discount, roba da 20 dollari a partita, eppure niente. Le curve restano deserte, i settori centrali mezzi vuoti. E non stiamo parlando di match secondari: tolte forse le partite delle big, tipo il Real Madrid, per il resto c’è poco da festeggiare.

Il Mondiale per Club – questa creatura strana, metà Champions allargata e metà esperimento globale – non scalda i cuori. E non lo fa per un motivo semplicissimo: la gente, per affezionarsi a un torneo, ha bisogno di storie, rivalità, passioni. Qui invece, per ora, si respira l’atmosfera di un evento messo in piedi perché sì, perché qualcuno ha deciso che doveva esistere.

Piero Armenti stronca il Mondiale per Club: “Sembra la coppa del Nonno”

Armenti lo dice chiaramente: per molti, questo torneo è più un fastidio che un’opportunità. Un intralcio in un calendario già saturo, un torneo infilato a forza tra finali NBA, playoff di hockey, campionati di baseball, partite di NFL. Gli americani, si sa, non si innamorano facilmente del calcio, e quando lo fanno è per storie forti – tipo Messi a Miami – non certo per una semifinale tra Al-Ahly e Monterrey.

Piero Armenti della pagina "Il mio viaggio a New York"
Piero Armenti stronca il Mondiale per Club: “Sembra la coppa del Nonno” (screenshot da Facebook) – serieanews.com

L’unica speranza secondo Armenti è che magari con il crescere della competitività aumenti anche l’interesse: “Ad oggi l’interesse generato da questa competizione, per ora, è pari a quello della coppa del Nonno. Unica speranza è che strada facendo, magari verso i quarti di finale, aumenti l’interesse. Per ora il livello di interesse è quello della Trofeo Birra Moretti”. Con buona pace delle italiane coinvolte in questo esperimento velleitario.

C’è un punto centrale che Armenti tocca senza forse nemmeno volerlo: il Mondiale per Club non ha identità. Non è il Mondiale delle nazionali, non è la Champions League, non è nemmeno l’MLS. È un ibrido, un tentativo di globalizzare un prodotto che funziona a metà aggiungendo anche regole posticce a beneficio solo delle big. Il risultato? Una competizione senza anima, che nessuno sente davvero propria.

La FIFA, con questa mossa, ha scommesso grosso: allargare il torneo, moltiplicare squadre, gonfiare ricavi. Ma ha dimenticato una regola base: gli eventi di successo nascono da storie forti, non da numeri grandi. Gli americani, che pure comprano qualsiasi cosa se li appassiona, non si lasciano abbindolare da un’etichetta. Vogliono contenuto, emozione, battaglia.

Il rischio fiasco è grosso ma, forse, proprio da un fallimento del genere, potrebbe nascere qualcosa di più vero, più sentito. Perché gli americani non sono mai stati il problema: il problema, semmai, è pensare che basti portarli a uno stadio per trasformarli in tifosi.

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