Una nuova guida tecnica, acquisti mirati e una strategia finanziaria che cambia rotta. Cosa sta davvero succedendo in casa nerazzurra? Il progetto Oaktree ha già lasciato il segno
Che estate sarebbe mai una senza un colpo di scena all’Inter? Dopo settimane di voci, smentite e ipotesi, la notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno: Cristian Chivu sarà il nuovo allenatore nerazzurro. L’ex difensore, leggenda della squadra del Triplete, prende il posto di Simone Inzaghi, volato in Arabia Saudita per allenare l’Al Hilal.
Un cambio che nessuno si aspettava, soprattutto perché Chivu, al di là della panchina dell’Under 19 e di qualche mese in Serie A con il Parma, non ha ancora un curriculum da big. Eppure, la scelta dice molto: è il segnale di una nuova era, di un’Inter che punta su idee fresche e identità forte, ma anche su una visione strategica profondamente diversa.
Due colpi già messi a segno: Sucic e Luis Henrique per il Mondiale per Club
Il nuovo corso non ha perso tempo. In vista del Mondiale per Club, competizione che può rappresentare anche una vetrina fondamentale per le finanze e il prestigio del club, sono già arrivati due volti nuovi: Petar Sucic e Luis Henrique. Due acquisti a titolo definitivo, due investimenti che non passano inosservati né sul campo né a bilancio.

Partiamo da Sucic: il centrocampista croato classe 2003 è stato prelevato dalla Dinamo Zagabria per 14 milioni di euro più 2 di bonus. Ha firmato un contratto fino al 2030, con un ingaggio da 1,5 milioni netti l’anno. Facendo due conti (ammortamento su 5 anni + stipendio lordo), il suo peso sul bilancio 2025/26 sarà di circa 5,6 milioni di euro annui. Un investimento sostenibile, ma pensato in ottica futura.
Più pesante invece l’arrivo di Luis Henrique dal Marsiglia: 23 milioni + 2 di bonus, e un quinquennale da 2,5 milioni netti. Il suo impatto complessivo si aggirerà intorno ai 9,3 milioni di euro a stagione. Sommando i due, l’Inter ha già “bloccato” circa 15 milioni nei costi fissi per l’anno prossimo. Non poco, considerando la recente politica di contenimento.
Una nuova strategia: meno ingaggi, più asset rivendibili
Ed è qui che entra in gioco la nuova strategia firmata Oaktree. Dopo anni di rincorsa, il fondo americano sta provando a ridisegnare il modello Inter con un approccio più razionale ma non meno ambizioso. Niente più corse agli ingaggi pesanti per giocatori avanti con l’età, presi a parametro zero ma senza reale prospettiva di crescita o rivendita.
Gli esempi recenti sono noti: Taremi, Zielinski, Mkhitaryan, Acerbi… buoni per l’immediato, ma con impatto zero sul lungo periodo. Ora invece la direzione è chiara: investire in giocatori giovani, con contratti lunghi, magari anche a cifre più alte per quanto riguarda i cartellini, ma con un occhio preciso al valore futuro.
È una scommessa sulla player trading strategy, quel meccanismo per cui i calciatori non sono solo pedine tecniche, ma veri e propri asset. Se crescono e brillano, possono diventare plusvalenze. Se falliscono, il danno resta contenuto. È un cambio culturale prima ancora che economico, e richiede una gestione oculata e una visione lucida del mercato.
Questo significa che Marotta e Ausilio dovranno essere chirurgici nelle scelte: ogni acquisto dovrà avere un senso, tecnico e finanziario. Ogni rinnovo andrà ponderato. Ma se l’equilibrio tra contenimento e ambizione reggerà, il progetto può davvero decollare. Anche perché, a guardarlo bene, sembra finalmente cucito su misura per un club che, da sempre, ama lottare contro le previsioni.
Resta solo una domanda: questa nuova Inter sarà capace di vincere, oltre che di crescere? La risposta, come sempre, arriverà dal campo. Ma per ora, la sensazione è che qualcosa, davvero, stia cambiando.