Chi sono i due italiani che faranno il Mondiale col Dortmund: di uno ricorderete il papà

Una convocazione a sorpresa. Due storie diverse, unite dalla stessa maglia. Il passato che ritorna, il futuro che si fa largo. E un cognome curioso che di certo ricorderete

Jobe Bellingham del Borussia Dortmund in allenamento
Chi sono i due italiani che faranno il Mondiale col Dortmund: di uno ricorderete il papà (AnsaFoto) – serieanews.com

A volte bastano due nomi in una lista di convocati per far scattare un déjà-vu. Una maglia giallonera, un torneo mondiale, un cognome che riporta agli anni 2000, e all’improvviso un’intera generazione si ritrova a pensare a un attaccante del Napoli e dell’Atalanta. Ma non è lui, o meglio: non solo.

Il Borussia Dortmund ha ufficializzato i suoi 28 per il Mondiale per Club, e tra loro ci sono due ragazzi italiani. Due storie molto diverse, ma con un punto in comune: sono cresciuti in Italia, sono giovani, e se tutto andrà come deve andare, tra qualche anno si parlerà di loro molto più di quanto si stia facendo adesso.

Il primo si chiama Filippo Mané. Nome poco noto, almeno per ora, ma chi segue le nazionali giovanili l’ha già visto all’opera, magari con la fascia da capitano dell’Under 20. Nato a Magenta, cresciuto tra i campetti della provincia e poi tra Novara e Sampdoria, Mané ha fatto le valigie da giovanissimo per tentare il salto in Germania. Il Borussia Dortmund non è esattamente il club che ti sceglie per caso, e lui non ci ha pensato due volte.

Difensore centrale classe 2005, Mané ha fisico, visione e un’insospettabile tranquillità quando imposta. Roba che non si insegna, e che in Bundesliga non passa inosservata. È stato capitano della U19, poi col Borussia Dortmund II ha preso confidenza con il calcio dei grandi, e oggi fa parte stabilmente della rosa allargata della prima squadra. Al Mondiale per Club ci va come outsider, ma con la benedizione della dirigenza. E da lì in poi, si vedrà.

Chi lo conosce racconta di un ragazzo serio, preciso, che parla poco ma capisce in fretta. Di madre italiana e padre senegalese, ha scelto l’Italia per la Nazionale e l’ha fatto con convinzione. Non è un difensore spettacolare, e forse è proprio questo il bello: è uno che fa sembrare semplice anche quello che semplice non è.

Chi è Samuele Inacio, il figlio d’arte che promette sfracelli

L’altro nome sulla lista è quello che ha fatto sobbalzare i nostalgici: Samuele Inácio. Il cognome completo è Inácio Pià. Sì, proprio quel Pià: Joao Batista, l’attaccante brasiliano che per anni ha girovagato tra Serie A e B con la maglia sulle spalle e il sorriso stampato in faccia giocando anche nel Napoli e nell’Atalanta. Il figlio, classe 2008, ha ereditato la creatività del padre e la serietà della mamma bergamasca. Mix niente male.

Samuele Inacio del Borussia Dortmund al ristorante
Chi è Samuele Inacio, il figlio d’arte che promette sfracelli (Instagram) – serieanews.com

Attaccante, trequartista, esterno offensivo: Samuele è tutto questo insieme. Tocca la palla come uno cresciuto a pane e favelas, ma ha la testa di un regista che studia ogni movimento. Ha fatto faville con l’Italia Under 17, portandola in semifinale all’Europeo e vincendo la classifica marcatori. Gol belli, gol pesanti. E adesso, pure lui nel gruppo Mondiale del Dortmund, sulla scia di un campione come Karim Adeyemi che presto magari potrebbe fare il percorso inverso e venire in Italia.

Il Borussia ha soffiato Inàcio all’Atalanta dove stava facendo sfracelli. Era poco più di un ragazzino. Ora ha appena compiuto 17 anni, ma già respira l’aria dei grandi. Gioca con la 29 sulle spalle, ma in testa ha la 10. Se lo chiedete a suo padre, vi dirà che è più forte di lui. Se lo chiedete a chi l’ha visto, vi dirà che ha qualcosa di speciale. E forse, questa volta, hanno ragione entrambi.

In un Dortmund che sogna in grande e punta sui giovani senza paura, Mané e Inácio sono più di due promesse: sono simboli di un calcio che cambia, che non si ferma ai confini, che parla più lingue ma sogna in italiano. Due storie che partono da lontano, ma che oggi si incrociano sullo stesso palcoscenico internazionale. E se uno lo conoscevamo già – almeno di nome – l’altro potrebbe diventare una bella scoperta. Perché a volte la memoria aiuta, ma è il talento a fare la differenza.

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