Quella dell’attaccante bresciano è una riflessione che nasce da poche parole e arriva a una verità scomoda. Un intreccio di leggi, sentimenti e distanze forzate. E il volto umano dietro una frase che lascia il segno
C’è chi di Balotelli ricorda le esultanze, i colpi di genio, le cadute rovinose. Poi ci sono momenti in cui l’immagine del calciatore scompare e resta solo l’uomo, con la sua voce bassa e quel suo modo che conosciamo bene. Due frasi, lapidarie ma tremendamente efficaci come solo lui sa fare. Parole, quelle nell’intervista alla ‘Gazzetta dello Sport’, che vanno ben oltre quello che è il mondo del calcio, mondo che peraltro Mario vede ormai lontanissimo.
Non era il “Super Mario” di un tempo, ma qualcuno che ha fatto i conti con la vita, che ha imparato – dice lui – a distinguere le sfumature. In passato tutto era bianco o nero, oggi invece prova a vedere anche il grigio. E in questo quadro c’è un capitolo che non riguarda i gol né i titoli vinti, ma la paternità. “Non mi ė mai stato permesso di essere presente fino in fondo e col tempo mi sono reso conto di quanto sia meravigliosa questa responsabilità”.
Balotelli non è uno che parla tanto. Anzi, spesso le sue dichiarazioni sono centellinate. Forse per questo colpiscono di più. Ciò che dice va dritto al punto: spesso i figli non gli sono stati concessi quanto avrebbe voluto. Con Pia, racconta, la situazione è migliorata anche grazie alla mamma, Raffaella Fico. Con Lion no, “è più difficile. Finché non cambiano certe leggi…“, dice uno sconsolato Balotelli nell’intervista alla Gazzetta dello Sport.
Il dramma dei genitori divorziati e dell’affido dei figli: numeri che fanno male
Lungi dal prendere posizione, anche perché noi il vissuto di Balotelli e delle sue ex compagne non lo conosciamo. Ma le sue sono parole che, volenti o nolenti, si inseriscono in una ferita aperta della nostra società: quella dei padri separati. Uomini che, dopo la fine di una relazione, si ritrovano a dover “prenotare” il tempo con i propri figli. Che devono incastrare affetto, lavoro, obblighi legali e spesso (certo, non nel caso di Mario) anche tanti problemi economici.
Sulla carta, l’affido condiviso dovrebbe garantire equilibrio. La legge del 2006 lo prevede chiaramente. Ma la pratica è un’altra storia. Solo una piccola percentuale di figli vive davvero in maniera equa tra i due genitori: poco più del 2%. Nel resto dei casi, la quotidianità si concentra quasi sempre con un solo genitore, molto spesso la mamma, il che significa che l’altro deve accontentarsi di brevi finestre di tempo, spesso incatenate a orari rigidi.
Questo non è solo un problema affettivo. È anche economico. Circa un padre separato su cinque vive sotto la soglia di povertà. Più di 800 mila, in Italia, sono in seria difficoltà finanziaria. Le spese legate al mantenimento e alla vita quotidiana, sommate alle spese legali, possono diventare un macigno.
E poi c’è l’aspetto psicologico, quello che si vede meno. Secondo alcune stime, ogni anno circa 200 padri separati si tolgono la vita. È un dato che non fa notizia come dovrebbe, ma dice molto sul livello di pressione e di solitudine che possono vivere certe persone.
Le parole di Balotelli sui figli e una riflessione da fare
Che a dirlo sia un ex calciatore milionario non cambia la sostanza. L’amore per un figlio non si misura in estratti conto. E non basta avere più risorse economiche per cancellare il dolore di una distanza forzata. Quando Balotelli dice di non poter essere “presente fino in fondo”, in qualche modo dà voce anche a chi non ha la possibilità di farsi sentire.
Non serve idealizzare Balotelli, con tutti gli errori che ha fatto, né prendere le sue parole come una bandiera. Ma serve riconoscere che, dietro la sua frase, c’è una condizione che riguarda migliaia di uomini. Una condizione fatta di leggi che esistono ma che, nella realtà, spesso si scontrano con prassi consolidate, incomprensioni, tempi biblici.
Perché la paternità non dovrebbe mai ridursi a un calendario di visite. E quando anche chi ha mezzi, visibilità e strumenti per farsi ascoltare ammette di sentirsi impotente, forse è il segnale che la questione riguarda tutti.