Focus sulle ultime quattro squadre allenate da Sarri: come stanno andando da quando il toscano se n’è andato?
Nostalgia canaglia. Nessuno lo dirà mai, c’è il campo a tradirli. Maurizio Sarri è il grande rimpianto di (quasi) tutte le ultime squadre che ha allenato. Ripartire non è stato facile. La sua impronta è rimasta nitida al Napoli, all’Empoli, non alla Juve e al Chelsea che, comunque, senza di lui non hanno fatto registrare grossi progressi. Negli ultimi otto anni Sarri ha conquistato diversi traguardi professionali e ha inaugurato la bacheca con l’Europa League vinta col Chelsea nel 2019 e lo scudetto conquistato nel silenzio dello Stadium pochi mesi fa con la Juventus. L’apice del suo calcio, delle sue idee semplici e allo stesso tempo rivoluzionarie, lo ha vissuto nel triennio napoletano. Senza vittorie rimarrà nella storia. Come Vinicio.
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De Laurentiis aveva pensato ad Ancelotti per oscurare il gigante Sarri nei giorni del suo scontato addio. Un colpo di genio riuscito a metà. In quei giorni i tifosi si esaltarono per l’arrivo del Re di Coppe, ma le difficoltà lungo il cammino hanno spento subito l’ingannevole entusiasmo. Ancelotti ha provato a cancellare Sarri nel modulo e nelle proposte tattiche, la squadra lo ha seguito in parte. Era talmente ancorata al 4-3-3 e al palleggio di Sarri che ha costretto De Laurentiis a fare mea culpa.
Via Ancelotti, dentro Gattuso. Uno che adorava Sarri e che da lui ha studiato. Ma dopo un anno di Rino, una nuova impronta tattica non è ancora ben visibile. Il Napoli, passato dal 4-3-3 al 4-2-3-1, è un ibrido, vince in modo diverso ma raramente convince nel gioco e nella brillantezza dei suoi interpreti. Ha conquistato la Coppa Italia, vero, ma non ha ancora gettato le basi sul futuro. Non esiste, oggi, un progetto tecnico solido.
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Pirlo è stato scelto dalla Juventus nel ricordo del campione che è stato. I senatori erano stanchi di Sarri, delle sue idee e delle sue pretese. Volevano divertirsi come si fa al campetto. Meno schemi e più autonomia per allenare il talento. Risultato? Dopo quattordici giornate e tredici partite, la Juventus è sesta a dieci punti dal primo posto, oltre al gioco manca anche lo spunto dei singoli.
Sarri aveva provato a sviluppare i suoi principi di gioco incontrando le diffidenze degli interpreti. Pirlo li ha lasciati libero e l’eccessiva autonomia ha prodotto un passo indietro nei risultati e, soprattutto, nelle trame di gioco. Oltre a Ronaldo, la Juve non produce particolari pericoli. Dybala, Bernardeschi, Chiesa e Kulusevski si accendono a tratti. Lo scudetto è lontano. Sarri, pur senza convincere, con qualche ostruzione interna, lo aveva conquistato.
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Il trampolino di Sarri, l’Empoli, viaggia tra la Serie B e la Serie A. Quando il toscano è andato via, Giampaolo ha regalato un prestigioso decimo posto alla società di Corsi. Il segreto è stato quello di ripartire dagli insegnamenti di Sarri senza stravolgere organico e cultura del lavoro. L’esatto contrario di quello che hanno fatto Napoli e Juventus. E il Chelsea? Lo scorso anno ha confermato il suo piazzamento Champions col quarto posto (Sarri era arrivato terzo) e ora, con Lampard in panchina, è quinto a sei punti dalla capolista Liverpool. Due anni dopo Sarri, non ci sono stati particolari progressi. Magari qualcuno starà rimpiangendo Sarri anche a Londra.
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