Juve, ora basta: urla stop e salva il calcio italiano

City e Psg hanno dato il via alla stagione delle spese folli: la Juve si faccia sentire dopo il massacro mediatico della Superlega

100 milioni di sterline, ovvero 116 milioni di euro: Ecco quanto è disposto ad investire il Manchester City per Jack Grealish dell’Aston Villa. Una somma che si andrebbe ad aggiungere ad altri 120, forse 130 o 170, chissà, milioni di euro che il club allenato da Pep Guardiola è pronto a mettere sul piatto della bilancia per Harry Kane. Nel frattempo il Paris Saint-Germain è pronto a spendere 70 milioni per Hakimi, assicurare contratti superiori ai 10 milioni di euro a Donnarumma ed a Wijnaldum. E mentre gli inglesi sono stati tra i primi ad uscire dal progetto della Superlega, non appena hanno subodorato il pericolo che, anche dal punto di vista legale, essa potesse rappresentare, il PSG se ne tenuto ben lontano. Nei fatti, però, queste due società hanno dimostrato che la loro Superlega è già nata, che non ha bisogno di competizioni, che metterà quelle società e quelle leghe che non possono accelerare in questo modo nella provincia del calcio continentale. Questi esborsi così violenti mostrano come non c’era bisogno di un cappello giuridico, come non ci fosse bisogno di un richiamo ad una competizione senza merito sportivo.
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Grealish porta palla
Grealish (Getty Images)

Agnelli e la Juve rispondano: la Superlega è già nata

La Superlega è già nata. Ed è sorprendente che Andrea Agnelli e la sua Juve non si facciano sentire. Questo è il momento di alzare la voce contro le spese folli, è il momento di alzare la voce contro le discriminazioni che cancellano le possibilità di competere a certi livelli. Stiamo assistendo al passaggio da una democrazia dei ricchi (che preservava, in qualche modo, un’alternanza) alla quasi certezza di una plutocrazia pallonara avallata dalla politica.
Dopo lo shit storm subìto, ora sia la Juventus ad alzare la voce e dire basta. Il club bianconero Salvi se stesso ed il calcio italiano, respinga le minacce di diventare sempre più zona marginale nell’Europa calcistica che conta. È arrivato il momento di regole diverse, Andrea Agnelli ne sia l’alfiere per restituire dignità ad un pallone che sta perdendo sempre più consensi.