Onofri: “Giuntoli è l’Osimhen dei DS! Al Mondiale occhio a due talenti…”

Una vita tra il calcio giocato, quello osservato e raccontato: l’ex Genoa, Claudio Onofri ai microfoni di SerieANews.com

Una vita con i colori del Genoa sulla pelle, ma anche una brillante carriera da osservatore ed opinionista. Parlare di calcio con Claudio Onofri rappresenta sempre una finestra importante sul football nostrano e non solo. Questa la nostra chiacchierata con lui, ai microfoni di SerieANews.com.

Giuntoli in panchina
Giuntoli, le parole di Onofri su di lui (LaPresse) SerieANews.com

Campionato fermo, a breve partirà il Mondiale: quali sono i talenti da tenere d’occhio e quali quelli che potranno trovare conferma in Qatar?

“Beh, ce ne sono tantissimi. Sicuramente mi aspetto tanto da Enzo Fernandez del Benfica. Poi farei molta attenzione anche a Bella-Kotchap del Southampton, tedesco e giocatore interessantissimo. È un difensore centrale molto forte. Difficile, però, in una situazione così larga individuare un paio di calciatori su tutti. In tutte le nazionali coinvolte nel Mondiale ci sarà qualcuno da osservare con attenzione. Tutte meno che noi: non essendo in Qatar, non potremo mettere in mostra nessuno. Neanche i vecchietti”.

E allora per chi tiferai al prossimo Mondiale? Magari può essere l’anno buono dell’Argentina…

Spero di no, io tifo Brasile tutta la vita (ride ndr)! È una passione che avevo sin da bambino. Poi è chiaro, ci fosse stata anche l’Italia, avrei tifato per gli azzurri. Quando ero piccolo ricordo seguivamo alla radio le gare del Brasile di Pelé, di Garrincha e dei tanti fenomeni e dopo scendevamo in piazzetta a giocare. Tutti volevano far gol, io mi divertivo a giocare alla brasiliana, cercando più un tunnel o un assist anziché la porta. Poi è un paese che ho visitato tante volte, anche per lavoro. E lì il talento abbonda, la tecnica è nel loro DNA”.

Giuntoli e Kvaratskhelia sorridono
Onofri esalta Giuntoli ed Osimhen (LaPresse) SerieANews.com

Osimhen, Giuntoli e la Nazionale di Mancini: Onofri a SerieANews.com

Mi sposto su un talento africano: Victor Osimhen. Ieri il premio di miglior giovane dell’anno per i Globe Soccer Awards del 2022: questo può essere davvero il suo anno?

Osimhen è un giocatore straordinario, mi ha sempre fatto un’ottima impressione. Sta facendo uno scatto in avanti nel suo repertorio di gioco. Sa giocare nel corto, sa andare nel lungo… Ti dà una possibilità di variare e far male in qualsiasi modo all’avversario, non solo dal punto di vista tattico. Però non sono sorpreso, quando i calciatori li prende Cristiano Giuntoli è sempre una garanzia: 99 su 100 ci prende sempre! Lui è un talento, Cristiano è l’Osimhen dei direttori sportivi. Quest’anno ha indovinato Kvaratskhelia e Kim”.

Lancio una provocazione: per quanto sbagliato sia confrontare le varie generazioni calcistiche, uno come Osimhen avrebbe terrorizzato le difese avversarie anche negli anni ’80-’90?

“Capisco, ma non adoro molto questo modo un po’ pacchiano di trattare il calcio. Io in primis combatto questo modo di pensare, perché a volte si banalizza tutto e si finisce sempre col dire che nell’era moderna i calciatori sono più scarsi tecnicamente. E invece bisogna fare il calcolo della rapidità con cui oggi si esegue il gesto tecnico in campo. Oggi se non ti sbrighi, la palla non la vedi mai. Non è un discorso che amo molto fare. Di certo Osimhen è forte, tutto il resto è noia. È inutile paragonarlo con qualcuno del passato”.

Un’ultima sulla Nazionale. L’Italia di Mancini sta rinascendo con il 3-4-3, un modulo che in Serie A è stato sublimato da Gasperini, sin dai suoi anni al Genoa. Sarà questa la nuova strada degli azzurri?

“Sui numeri sono sempre molto scettico. Sono i movimenti e l’interpretazione dei giocatori a determinare il funzionamento dell’uno o dell’altro modulo. Se vedi come gioca l’Atalanta o come giocava il Genoa di Gasperini, ci sono e c’erano movimenti totali. E spesso vedevi un difensore pressare talmente alto da finire col fare il centravanti. Di certo, mi sta molto piacendo in Serie A il fatto che le società si stiano affidando al rischio di avere allenatori giovani, coraggiosi e con delle idee. Mancini è bravissimo nello sfruttare questo lavoro dal basso e nello sperimentare con tanti volti nuovi. Sono novità che possono riglorificare il nostro calcio, che negli ultimi periodi si è ridotto abbastanza male”.