Maurizio Sarri è di nuovo al comando della Lazio e guarda verso un volto familiare. Tutto sembra allinearsi per realizzare un sogno tecnico lungo dieci anni
Il ritorno di Maurizio Sarri alla Lazio è una di quelle operazioni nostalgia che lasciano parecchie incognite, ma anche una curiosità che si taglia a fette. C’è l’incertezza su come andrà a finire, certo. Ma c’è anche quella voglia di vedere cosa succede quando uno rimette le mani su qualcosa che conosce bene, quasi come se non se ne fosse mai andato.
Perché, a ben guardare, questa Lazio non si è mai davvero spostata dal suo mondo. Le caratteristiche della rosa sono rimaste in linea con il credo tattico di Sarri, quel 4-3-3 scolpito nella pietra che più che un modulo è un marchio.
Neanche con Tudor – uno che ha idee diverse, molto più verticali, molto più dure – si sono viste rivoluzioni. E infatti con Baroni si è tornati subito in carreggiata: lui ha riacceso i vecchi binari e rimesso le cose in ordine. Più per necessità che per scelta, forse. Ma il risultato è che oggi la Lazio è ancora a immagine e somiglianza di chi la guiderà.
Non a caso, ci sono nomi che potrebbero ritrovare un ruolo centrale. Mattia Zaccagni, ad esempio. Uno che con Sarri aveva fatto faville, e che dopo un anno spento può tornare protagonista. Anche Castellanos potrebbe rendere al top, e attenzione alla situazione portieri, dove potrebbero ribaltarsi di nuovo le gerarchie.
Lazio, il colpo per la fascia destra: occhi su Berardi, ma a una condizione
Poi c’è un discorso a parte che riguarda la fascia destra. Lì dove Gustav Isaksen ha fatto vedere cose interessanti, tanto da finire nei radar inglesi. Se dovesse arrivare un’offerta buona, la Lazio potrebbe anche cedere. Non solo per incassare, ma per andare a prendersi uno sfizio che Sarri si porta dietro da una vita.
Il nome è sempre lo stesso: Domenico Berardi. Un’ossessione tecnica, più che un semplice obiettivo. Sarri lo voleva già ai tempi del Napoli e anche in più occasioni successive. Sempre sfumato. Sempre rimandato. Ma ora, forse, il treno è davvero alla stazione.
Berardi sta per compiere 31 anni, ha riportato il Sassuolo in A, e ora potrebbe essere il momento buono per chiudere il cerchio. Non è un investimento per il futuro, ma è un giocatore che alza il livello. Subito, senza troppi giri. E che conosce benissimo quello che gli verrebbe chiesto: partire largo, rientrare, dialogare nello stretto, decidere le partite.
Non sarà semplice. Lo sanno tutti. Berardi ha un ingaggio pesante, e il Sassuolo negli anni ha sempre fatto muro. Ma stavolta qualcosa sembra cambiato. Lui avrebbe voglia di cambiare aria, e il Sassuolo potrebbe accontentarlo, quasi come un atto dovuto. Anche la Lazio, dal canto suo, non ha bisogno di rivoluzioni. Ha bisogno di qualità. E di una scintilla.
Berardi può essere tutte e due le cose. Per Sarri, forse, è il tassello che manca. Quello che sogna da dieci anni. E che adesso può finalmente avere.