Una scelta che parla più delle parole, e che racconta un’Inter pronta a cambiare rotta. Dentro il nuovo corso ci sono volti giovani e idee chiare. Chivu comincia a lasciare la sua impronta
Che quest’anno sarebbe stato un anno di transizione, lo si era capito già dalle scelte fatte dopo la finale di Champions League. Non solo l’addio a Inzaghi, ma anche la scelta del suo successore ha raccontato, seppur senza proclami, la direzione presa dal club nerazzurro.
Riconfermare Inzaghi avrebbe significato un tentativo di rilancio, ma anche una certa ansia latente da parte di Marotta e degli uomini mercato. Perché una cosa era chiara da mesi: la rosa dell’Inter era diventata vecchia. Forte, sì. Ma vecchia. E per farla restare competitiva serviva un cambio di passo, anche doloroso.
Inzaghi aveva accettato, almeno a parole, l’idea di lavorare con profili più giovani. Ma solo se quei giovani fossero già di livello internazionale e incastonati in un contesto di campioni affermati. La verità è che voleva continuare con gli stessi titolari, salvo rare eccezioni. E questo, alla lunga, ha creato una spaccatura evidente.
Il fatto che Inzaghi sia andato via racconta più di mille interviste. E il fatto che l’Inter abbia scelto Chivu, e non un nome di caratura internazionale, dice ancora di più: serve tempo. Serve calma. Serve un progetto nuovo. E per costruirlo serve anche il coraggio di mollare qualche certezza.
Uno di questi passaggi riguarda Hakan Calhanoglu. Pilastro tecnico dell’Inter di Inzaghi, trasformato in regista totale. Ma i trent’anni sono arrivati, e la stagione appena finita ha mostrato un calo evidente. Fisico e mentale. Il suo ciclo a Milano, con tutta probabilità, si è chiuso qui.
Non è più intoccabile, e in Arabia Saudita lo aspettano a braccia aperte. Anche Inzaghi, se dovesse finire da quelle parti, lo accoglierebbe con piacere. L’Inter non farà barricate: lo valuta ancora bene e sa che è l’ultimo momento utile per monetizzare. Per lui, è forse l’ultimo contratto importante della carriera.
Il club si è già mosso. Petar Sucic è arrivato. Giovane, personalità interessante, e subito utile per capire se può essere pronto fin da ora o se ha bisogno di ambientarsi. Il Mondiale per Club sarà il primo vero test, anche per Chivu. Poi c’è Nicolò Rovella. A Roma, con Baroni, ha fatto vedere buone cose. Pulito nei piedi, intelligente tatticamente, con margini di crescita. La Lazio non lo considera incedibile e Lotito, se arriva l’offerta giusta, non fa mai drammi.
Infine, e forse è il nome più “personale”, c’è Adrian Bernabé. Chivu lo conosce bene dopo averlo appena allenato a Parma. Centrocampista spagnolo, mancino, talento fuori scala e primo gol in A proprio contro l’Inter. Qualche problema fisico, ma qualità da vendere. Se c’è un giocatore che Chivu vorrebbe con sé, è lui.
Tre volti nuovi per costruire un centrocampo diverso: Sucic, Rovella, Bernabé. Più giovane, più sostenibile. Con Barella al centro, Asllani che magari potrebbe uscire per trovare spazio, e Zielinski come punto d’equilibrio. Frattesi? Non è detto che resti: se arriva l’offerta giusta, può partire. Il senso, però, è chiaro. Il centrocampo dell’Inter si prepara a cambiare pelle. Chivu sta mettendo i primi mattoni. E per costruire qualcosa di solido, servono fondamenta fresche.
L'Inter oltre ad Acerbi potrebbe perdere un altro perno principale della sua difesa. Prosegue la…
Il club rossonero sta incontrando qualche difficoltà di troppo sul mercato: dalla Premier arriva una…
Igor Tudor, fresco di rinnovo, ha già dato un avvertimento al dg Comolli per il…
De Laurentiis e Manna sono scatenati: ufficializzati De Bruyne e Marianucci, si punta a chiudere…
I nerazzurri preparano un assalto nei confronti della squadra bergamasca per provare a strappare un…
Scelte di vita, addii prematuri e sogni che tornano a bussare. C’è un’idea che intreccia…