La favola è finita, adesso si fa sul serio. Un tecnico che ha detto no ai giganti, un talento che ha scelto il lago e un veterano pronto a rimettersi in gioco. Il Como non è più una sorpresa: è una minaccia
Se la prima stagione in Serie A è servita a posizionarsi, la seconda servirà a restarci. Ma non a restarci per sopravvivere: a restarci per contare. Il Como ha capito in fretta come funziona il piano di sopra, si è tolto qualche soddisfazione importante – su tutte quella vittoria contro i futuri campioni d’Italia del Napoli – e ora si prepara a salire un altro gradino.
Cesc Fabregas è il primo segnale. Uno che ha fatto innamorare tutti, non solo per il nome. Il campionato che ha fatto non è passato inosservato: idee chiare, gioco pulito, organizzazione. Non è solo un ex campione in panchina, è un tecnico che studia, che rischia, che convince. E infatti lo hanno chiamato in tanti.
Borussia Dortmund, Bayer Leverkusen. Ma anche l’Inter, che dopo l’addio di Inzaghi ci ha pensato seriamente. E la Roma, prima di chiudere per Gasperini, ha fatto più di un sondaggio. Tutti attratti da un’idea nuova di calcio. Tutti a caccia del nuovo Fabregas. E invece il vecchio è rimasto dov’era.
A trattenerlo ci ha pensato la proprietà, con la forza che serve per trasformare una promessa in un progetto vero. Gli Hartono sono entrati con decisione, hanno rilanciato, hanno convinto. Ma Fabregas non ha guardato solo ai soldi. Ha chiesto una visione, garanzie. Le ha avute. E ha detto sì.
Como, dopo Baturina un colpo da 90: arriva Alvaro Morata
Il primo nome è di quelli che spiegano in che direzione va il mercato del club. Martin Baturina, classe 2003, croato, talento già maturo. Arriva dalla Dinamo Zagabria per 25 milioni di euro bonus compresi. Un’operazione da club che non ha più paura di spendere. E che sa dove mettere i soldi. Perché questo ragazzo ha i colpi, ma anche la testa.
Non sarà l’unico giovane a provarci: Como ha una linea verde già ben strutturata. Ma se vuoi arrivare davvero in alto, non puoi fare tutto con i ragazzi. Ti servono le chiocce, le guide. Caqueret ha già dato una mano in questo senso. Ora ne potrebbe arrivare un’altra. Di nome e di peso.
Álvaro Morata è lì. Sempre più vicino. Non è più il Morata di sei anni fa, ma è ancora uno che può fare la differenza. Dopo l’Europeo vinto da capitano della Spagna, ha vissuto dodici mesi complicati: Milan, poi Galatasaray, in entrambi i casi senza gloria. Ora i turchi vogliono chiudere il prestito in anticipo, il Milan non lo riprenderà. E allora?
Allora spunta Como. Che lo segue, lo coccola, lo aspetta. La trattativa è avviata, manca poco. Morata vuole rilanciarsi, Fabregas vuole uno così. E la sensazione è che a breve si possa chiudere. Perché un progetto ha bisogno di simboli. E un campione d’Europa, anche se con qualche ferita, è ancora un simbolo. Questo Como non è più solo una squadra in cerca d’identità. È una realtà con un’idea precisa. E anche con un’ambizione che cresce a vista d’occhio.