Non si accontenta di giocare. Firma, incassa, comanda. E intanto diventa il suo stesso datore di lavoro. C’è tutto un mondo dietro al rinnovo più assurdo degli ultimi anni. Ronaldo non cerca un posto: se lo costruisce
A un certo punto nella vita, tutti abbiamo letto qualcuno che su Facebook ha scritto “Lavoro presso me stesso”, e ci è scappata una risata. E poi c’è lui, che invece anche questa frase ormai da meme l’ha resa una realtà. Surreale, ma vera. Si chiama Cristiano Ronaldo e ha appena firmato il contratto più curioso, autoreferenziale e autoremunerativo della storia del pallone.
Questo non è un rinnovo. È un colpo di stato. Uno di quelli eleganti, firmati in calzoncini e Rolex. CR7 ha detto: se devo restare in Arabia, allora giochiamo secondo le mie regole. Anzi, sulle mie fatture.
Stipendio base – si fa per dire – di 208 milioni l’anno. Più o meno sei euro al secondo. Giusto il tempo di leggere questa frase e sono altri 50 euro. Ma lui non si è limitato a questo. Ha chiesto anche un bonus alla firma da 28 milioni, poi altri 44 se resiste fino al 2027, quando avrà 42 anni. Quindi sì, Ronaldo potrebbe ritirarsi da campione… o da bisnonno, con in banca più dell’INPS.
Aggiungiamoci un extra di 4,7 milioni se vince la classifica cannonieri, altri 9,4 se l’Al Nassr vince il campionato. Se invece si limitano a pareggiare col Damac FC, solo pacca sulla spalla e jet privato pagato (ma ci arriviamo tra poco).
Totale? Oltre 600 milioni in due anni. In pratica, ha firmato un contratto che può mandare in default un Paese europeo medio.
La mossa geniale di Cristiano Ronaldo: diventare il capo di sé stesso
E qui arriva il colpo da maestro, dopo che qualche mese fa aveva provato ad acquistare il Valencia. Invece Ronaldo resta e si prende anche il 15% dell’Al Nassr. Non nel senso che si sente parte integrante del progetto. No no: proprio si compra il 15% del club. Cioè segna, esulta, firma il bonus… e se lo paga da solo.
È come se lo chef di un ristorante a fine turno passasse in cassa, si timbrasse lo scontrino e dicesse “offro io”. Solo che al posto della carbonara ci sono milioni di euro. E invece della cassa, c’è un fondo sovrano saudita.
Ora può davvero dire: “Lavoro presso me stesso”. Ma non come quelli che vendono saponette bio su Instagram. Lui lo fa con autisti, jet privato, e quote societarie.
Chiudiamo in bellezza con i benefit, che meritano un paragrafo a parte. L’Al Nassr metterà a disposizione 16 persone full-time solo per la famiglia Ronaldo. Una piccola monarchia mobile: 3 autisti, 4 governanti, 2 chef, 3 giardinieri e 4 guardie del corpo. Altro che Tata Francesca.
Tutto spesato, ovviamente. Così come 4,7 milioni annui per l’aereo privato, per andare a trovare chi gli è rimasto ancora povero in Europa. Ma non è neanche più una questione di ricchezza o di pacchianeria. È una performance. È l’arte contemporanea applicata al calcio.