Ventun anni appena e un posto conquistato sul campo. Proprio adesso che Tudor aveva trovato l’incastro giusto, la Juventus pensa di venderlo. I soldi fanno gola, ma attenzione alla beffa che è dietro l’angolo
In un momento in cui i conti contano, e contano parecchio, cedere un giocatore per 20 milioni suona come un affare. Specie se quel giocatore lo hai pagato poco più della metà e oggi hai tra le mani una plusvalenza pronta da scrivere a bilancio. Ma c’è un ma. E nel caso della Juventus, questo “ma” potrebbe avere le fattezze di un rimpianto.
Tutto bello, finché non si torna coi piedi per terra. Tutti questi soldi cash fanno sempre gola, soprattutto se arrivano da un ragazzo preso che sembrava fuori dal progetto. E invece no. Alberto Costa alla Juve c’è rientrato eccome, piano piano, a suon di allenamenti e minutaggi che contano, soprattutto al Mondiale per Club. Tudor ci stava lavorando, e nemmeno poco. Uno di quelli che puoi mettere lì a destra, ti tiene la posizione, non fa storie, e cresce se lo metti in condizione.
Ma adesso, sul più bello, può partire. Lo Sporting CP è pronto a chiudere, venti milioni sul tavolo. Plusvalenza netta, soldi veri. In un mondo in cui ogni centesimo serve, la Juve ci pensa. E probabilmente lo fa davvero. Il punto è: ha senso?
Perché sì, la cessione di Costa potrebbe dare una bella mano per finanziare il mercato in entrata, soprattutto per sbloccare lo stallo su Conceiçao. Il Porto ne vuole 25, Comolli si è fermato a 22. La forbice è stretta, ma c’è. E quei venti da Lisbona potrebbero essere la chiave. Però non è tutto qui.
Juve, che offerta per Alberto Costa. E se poi te ne penti?
Per quanto il portoghese non sia mai stato una star, oggi rappresenta un bene raro: un esterno destro di ruolo, giovane, in crescita costante. E in questo momento, nel mercato europeo, il ruolo di esterno destro sta diventando un buco nero. Trovare qualcuno che garantisca un rendimento costante su quella fascia, senza far saltare i conti, è roba per pochi.
Dodò? Sì, nome buono, già in Serie A, sa giocare. Ma la Fiorentina vuole trenta milioni. Più di quello che incassi vendendo Costa. E quindi? Vendi un terzino che ti ha appena dato segnali di affidabilità per comprarne uno che magari è pure di livello superiore ma deve affrontare un passaggio mai semplice, quello da Firenze a Torino. Per informazioni chiedere a Nico Gonzalez. E sì, pure a Dusan Vlahovic.
Il problema è che la Juve non può permettersi di sbagliare, e nemmeno di rimanere scoperta. Tudor, che ha già qualche incognita sparsa per reparto, non può passare il ritiro a chiedersi chi copre la fascia se Costa fa le valigie. Senza un’alternativa chiara, pronta, convincente, questa plusvalenza rischia di diventare una beffa.
Il fatto è che il lavoro sull’ex Vitoria Guimaraes si stava vedendo. Soprattutto nei meccanismi difensivi, nelle letture tattiche. Non è roba da copertina, ma è roba che ti fa portare a casa partite. Un tecnico che sta cercando di cucire un’identità non può permettersi di perdere un pezzo così, senza avere il rimpiazzo già infilato nei parastinchi.
La Juve si muove, ragiona, prova a incastrare i pezzi. Ma stavolta serve calma. Perché monetizzare è giusto, anzi necessario. Ma vendere un ruolo che non si riesce più a comprare, senza pensarci due volte, rischia di essere una mossa frettolosa. E le mosse frettolose, lo sappiamo, nel calcio costano sempre care. Anche quando sembrano affari.