Salernitana-Napoli, le prove della vile aggressione alla tifosa azzurra

Ha fatto il giro del mondo il racconto della vile aggressione subite da Giovanni, Emiliana e Anna prima di Salernitana-Napoli.

Negare la realtà è l’esercizio più semplice, quando una storia brutta colpisce l’orgoglio, è meglio rimuoverla, convincersi che non sia mai esistita. A dir la verità, ci sono tanti a Salerno che hanno condannato l’ignobile accaduto ma una minoranza rumorosa ironizza anche su quanto è avvenuto.

Tutto è avvenuto all’esterno dell’Arechi prima dell’inizio della gara. Sfruttando la residenza in provincia di Salerno, il programma di Giovanni Rea, Emiliana Frigenti e sua madre Anna Prisco prevedeva un pranzo fuori e Salernitana-Napoli vissuta sugli spalti.

Per arrivare nei Distinti, si doveva passare sotto la curva, Emiliana ha chiesto informazioni ed è accaduto l’inferno. L’hanno accerchiata, le hanno spento una sigaretta sul braccio e sono volati calci e pugni. Il referto dell’ospedale San Giovanni D’Aragona parla chiarissimo: trauma cranico, facciale, tre giorni di prognosi clinica e antidolorifici per le ferite fisiche, rimangono quelle nell’anima che saranno indelebili per tutta la vita.

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Lozano vince un duello aereo
Lozano (Getty Images)

Salernitana-Napoli, le immagini della vergogna: tracce sul corpo e sui vestiti della donna aggredita

Può sembrare così vergognoso da apparire inverosimile ma l’aggressione subita da Giovanni, Emiliana, Anna è accaduta davvero con un seguito anche dentro lo stadio. Quando gli steward sono riusciti a portare nell’Arechi i tre malcapitati, si è passati dalla violenza fisica a quella verbale con il “tam-tam” che alimentava le minacce ai napoletani.

Le ferite al braccio, i buchi sui vestiti dovuti alla violenza di una sigaretta spenta sul corpo di una donna (visibili nelle immagini allegate a quest’articolo) esistono nel pre-partita di Salernitana-Napoli. “Hanno provato a dirmi che eravamo stati noi a provocare”, ha spiegato Giovanni, che ha vissuto con due donne un pomeriggio emotivamente pesante.

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Una richiesta d’informazioni da parte di una donna di 27 anni davanti a sua madre e ad un collega non può scatenare l’inferno. La barbarie del branco, che trova nel calcio il contesto in cui sfogare, non ha alibi, non si può accettare e, invece, domenica all’Arechi ha valicato qualsiasi confine toccando addirittura il corpo di due donne.

Non è poi neanche l’unica storia, una ventina di tifosi del Napoli nei Distinti, dopo essere stati minacciati durante tutta la gara, hanno dovuto lasciare lo stadio prima del fischio finale su consiglio delle forze dell’ordine che non potevano più garantire la loro incolumità.