Sanremo e pallone: la storica partita (che nessuno ricorda) nella città dei fiori

Nel 1957, poco prima del 7° Festival di Sanremo, la piccola realtà calcistica locale sfidò in amichevole una delle più forti squadre al mondo.

Gli appassionati di calcio che vivevano a Sanremo avrebbero ricordato a lungo il 2 gennaio 1957. Fu il giorno, infatti, in cui la squadra locale, che in quel periodo sognava di riconquistare una Serie B che fino ai giorni nostri è rimasta un’illusione, scese in campo per sfidare quella che veniva considerata all’unanimità una delle squadre più forti al mondo.

Ma come si era arrivati a organizzare questa incredibile quanto improbabile amichevole?

Ferenc Puskas
Ferenc Puskas (Getty Images)

Per capirlo è necessario fare un passo indietro di pochi anni e citare brevemente in ordine cronologico alcune sfide che a metà degli anni ’50 cambiarono la storia del calcio introducendo l’era moderna.

Come la “Grande Ungheria” ha cambiato il calcio

Il 25 novembre 1953 l’Inghilterra, che non ha mai perso in casa contro nessuna avversaria continentale, viene travolta nel tempio sacro di Wembley dalla sorprendente Ungheria con il roboante risultato di 3-6. Furiosi e convinti che si sia trattato semplicemente di una giornata storta, gli inglesi chiedono la rivincita a Budapest: la gara va in scena il 24 maggio 1954 e vede gli ungheresi imporsi addirittura 7-1.

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Sono due batoste terrificanti per quelli che si sentivano ancora i maestri indiscussi del calcio. Arrivano contro una squadra straordinaria, soprannominata in patria “Aranycsapat” (“Squadra d’Oro”) e i cui interpreti in Inghilterra diventano noti come i “Mighty Magyars”. Travolti gli inglesi, l’Ungheria è convinta addirittura di poter vincere i Mondiali del 1954 di scena in Svizzera: ci andrà vicino, dato che dopo aver superato qualsiasi avversario cade solo in finale, sorpresa dalla Germania Ovest capace di rimontare da 0-2 a 3-2 nella gara che passerà alla storia come “il Miracolo di Berna”.

Accade lo stesso pochi mesi più tardi quando la Honved, che della “Grande Ungheria” è il serbatoio principale, cade ancora 3-2 contro gli inglesi del Wolverhampton che subito dopo si autoproclamano “campioni del mondo di club”. La sfida va in scena il 13 dicembre 1954, ed è dalle discussioni successive al risultato che nascerà l’idea di dare vita alla Coppa dei Campioni, l’attuale Champions League.

Gyula Grosics parata
Gyula Grosics, il portiere della “Squadra d’Oro” ungherese (Getty Images)

La rivoluzione ungherese e la fine della “Squadra d’Oro”

Snobbata la prima edizione del torneo in favore del Vörös Lobogó, la Honved affronta la seconda con l’intenzione di alzare la coppa. Ma è in quel momento che scoppia la rivoluzione ungherese del 1956, la sollevazione popolare contro il regime sovietico che controlla il Paese.

Impegnata nella sfida di andata degli ottavi di finale contro il coriaceo Athletic Bilbao, la Honved si trova all’estero in quei giorni tumultuosi. E lì decide di restare. Il ritorno contro i baschi va in scena a Bruxelles e sancisce l’eliminazione degli ungheresi, che però in quel momento pensano a tutt’altro.

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I campioni pensano alla fuga, a sfruttare quella che potrebbe essere per loro l’unica possibilità di lasciare il Paese e il regime di Mátyás Rákosi che nel frattempo, con l’aiuto delle armate sovietiche, ha ripreso il controllo della situazione. È così che ha fine “la Grande Ungheria”.

La sfida con la Sanremese

Per mantenersi in forma, in attesa di conoscere quale sarà il suo destino, la Honved decide di disputare alcune amichevoli in giro per l’Europa. La prima tappa è l’Italia, da dove un piccolo club li ha contattati per proporre loro una sfida.

Si tratta della Sanremese, ambiziosa società che dopo aver raggiunto la Serie B alla fine degli anni ’30 ha provato più volte senza successo di riprendersi la categoria. La Honved è il nucleo su cui è stata costruita la squadra che meno di 3 anni prima ha sfiorato la vittoria dei Mondiali, sembra quasi una boutade. Ma gli ungheresi accettano.

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È così che arriviamo al 2 gennaio 1957 e a una partita che gli appassionati presenti in città non dimenticheranno mai. Nei giorni precedenti i magiari hanno scoperto le bellezze della Riviera dei Fiori, molti di loro si sono letteralmente innamorati di Sanremo. E forse è per questo che in campo non ci vanno giù tanto pesante: la sfida, quasi un’esibizione, si conclude 7-4 per gli uomini guidati da Ferenc Puskas.

Ferenc Puskas
Ferenc Puskas (Getty Images)

Addio Italia

Uno dei più forti calciatori mai visti, terrore dei portieri e dotato di un sinistro al fulmicotone, Puskas ormai va per la trentina ed è visibilmente sovrappeso. Per questo, forse, qualcuno si illude che la proposta scherzosa di unirsi alla Sanremese possa avere successo.

O forse potrebbe anche accadere, ma in ogni caso la federcalcio italiana non può permettere il tesseramento di calciatori stranieri senza il nulla osta che l’Ungheria, naturalmente, non concede a cittadini che considera veri e propri traditori.

Per questo qualcuno infine tornerà sui propri passi. Altri ripartiranno dalla Spagna, governata dall’anti-comunista Francisco Franco che è più che felice di fare uno sgarbo ai “nemici”. Tra questi anche Ferenc Puskas, che considerato ormai a fine carriera si accasa al Real Madrid dando vita, insieme a Paco Gento e Alfredo Di Stefano, alla più grande squadra mai vista.

Ferenc Puskas con bambini
Ferenc Puskas intrattiene alcuni giovani fan (LaPresse)

Ricordi di Sanremo

In Spagna il campione ungherese segna le bellezza di 156 reti in 180 partite, gioca fino quasi a 40 anni e conquista 6 volte la Liga e 3 volte la Coppa dei Campioni. In una rifila 4 gol in finale al malcapitato Eintracht Francoforte.

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Si dice che quando lasciò Sanremo il grande campione promise che un giorno sarebbe tornato. Promessa che fu mantenuta negli anni successivi, quando quello che ancora era uno dei più forti calciatori al mondo tornò più volte in Liguria, memore della straordinaria accoglienza che gli appassionati di pallone del luogo avevano riservato a lui e ai suoi compagni della Honved.

E di una partita che forse oggi quasi nessuno ricorda ma che certo riempì gli occhi di chi, in un giorno di gennaio a Sanremo, vide la propria squadra del cuore in campo con i “Mitici Magiari”.