A Pompei il Maradona di Maxi Bagnasco: “Qui Diego è Dio”

Un pomeriggio a Pompei insieme a Maxi Bagnasco, l’artista argentino che ha dipinto Diego Armando Maradona allo Street Festival.

Da oggi esiste a Pompei una strada intitolata a Diego Armando Maradona. Il Comune ha preso in mattinata la decisione e presto sarà ufficiale. Per farlo accadere, è stato necessario che un argentino tornasse nella seconda (o prima?) patria del Pibe de Oro e disegnasse, impeccabile, un murales esteso in altezza per 12 metri. La gente ha storto un po’ il naso quando ha visto che Maxi Bagnasco, l’artista che ha preso parte al Pompei Street Festival, l’avesse rappresentato soltanto con la divisa dell’Albiceleste.

Maxi Bagnasco e Sabrina Uccello al murales di Maradona a Pompei
Maxi Bagnasco e Sabrina Uccello, Murales Maradona Pompei

“Sono stato in Russia prima di venire qui a Napoli, – racconta a serieanews.com – e avevo preparato lì un disegno. Avrei dipinto Diego esultando per un gol con l’Argentina e poi ci avrei accostato altre due immagini, di cui una col Napoli. Ma ci pensavo continuamente: non ero del tutto convinto. Così per caso ho visto quest’immagine di Maradona durante Italia ’90. Mi è piaciuto il gesto: sembra chiedere scusa, e ho pensato che avesse a che fare con la sua reazione quando gli italiani fischiarono l’inno nazionale.

Comincio a dipingerlo e la gente accorre per curiosità, ma molti mi chiedono come mai non ci sia un richiamo al Napoli, oltre gli scavi di Pompei. I ragazzi arrivano in gruppi e cantano cori per Diego, io mi diverto, li filmo ed eccola l’ispirazione. Uno di loro mi porta una sciarpa azzurra, gli scatto una foto e mi viene in mente di replicare il logo del Napoli in luogo di quello dell’Adidas. Ed ecco fatto. Sento che Napoli e Argentina siamo popoli fratelli e mettendo in quell’immagine AFA e Napoli lo rappresento. Ci sono mille cose in comune in questi due posti del mondo”.

 

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Maxi Bagnasco e la mano de D10S

Maximiliano comincia a dipingere quando inizia a camminare. Da piccolo timido e introverso, stava sempre seduto a disegnare, ci descrive mentre si guarda intorno incredulo della gente che per strada a Pompei lo ferma e lo tratta come se già fosse napoletano. D’altronde, in pochi giorni ha già provato tutte le specialità culinarie campane. Si è letteralmente innamorato della frittatina di pasta e della pizza, che assapora mentre si presenta spiegando che “ho studiato pubblicità ma a 17 anni ho illustrato il primo libro e cominciato a fare animazione. Questo mi ha aiutato a dipingere in ogni situazione e a improvvisare. Ma a un certo punto, ecco la mano de D10S. Rappresentarlo mi ha aiutato a far circolare ancora di più il mio lavoro”.

La storia di Maxi Bagnasco con Maradona comincia dal primo momento che diventa un’artista. La sua passione è rappresentare i personaggi emblematici della storia e della politica argentina a mo’ di omaggio. E Diego è tra questi perché “ci ha rappresentato in tutto il mondo. Ha fatto in modo che fossimo conosciuti così come ha cambiato anche Napoli. Diego è Napoli, Argentina è Diego. Ci ha dato la speranza di dire che il ragazzo che gioca nel fango può diventare qualcuno, trionfare. A volte penso che tutti sogniamo di essere Maradona nel nostro ambito”.

Il tango mondiale grazie a Maradona

Mentre lo disegna, Maxi sogna di conoscerlo ma non ci riesce perché Diego viene a mancare improvvisamente nel novembre del 2020. “Quel giorno vedo la notizia alla tv – prosegue Bagnasco a serieanews.com – e cambio canale perché non posso crederci. Decido in quel momento che avrei continuato a disegnarlo, fin da subito. Ricordo che una volta ho realizzato, ad esempio, un quadro di Diego con le figlie e l’ho portato a Segurola y Habana, siccome tutti sapevano che Diego viveva lì, e Dalma l’ha preso, felice. Spesso l’ho dipinto proprio nella speranza di realizzare il sogno di conoscerlo, non ci sono riuscito ma il mio lavoro grazie a Diego si è diffuso dovunque. Viene notato anche dal presidente dell’Argentinos Juniors, che mi chiama per dirmi che avrebbero fatto un santuario e voleva che mi occupassi io di tutte le immagini. Ne realizzo circa 20, ognuna diversa e mi cominciano ad arrivare richieste di ogni tipo, anche in case private. Ed eccomi qui, a girare il mondo per rappresentarlo”.

Maximiliano è stato dovunque per Diego, persino su un aereo. Tutte sue sono le raffigurazioni del velivolo da 12 posti battezzato come “Tango D10S e inaugurato dagli ex compagni di squadra dei Mondiali del 1986 e dalle sue figlie, Dalma e Gianinna, sul quale sarà possibile seguire l’Argentina in Qatar 2022.Sarà un vero e proprio museo volante con tanti cimili di Maradona e un sistema di intelligenza artificiale che permette di “interagire” con la sua voce. È stato il primo progetto che ha trovato d’accordo tutti gli eredi di Maradona: “Ciò che mi rende felice è che la sua famiglia mi ringrazi e la gente apprezza ciò che faccio. Il giorno della presentazione dell’aereo le figlie e Claudia hanno deciso di rilasciare interviste dove si vedevano i miei lavori e suo nipote Benjamin Aguero ha scattato una foto vicino al mio murales a Miami. È stata la sua prima immagine col nonno, dopo la morte. Ho conosciuto anche Diego Jr qui e tutti loro mi apprezzano molto. Ciò mi rende contento, mi sento parte di ciò che Diego è stato“.

Napoli, destino sognato

Mentre c’incamminiamo con Maximiliano Bagnasco a fare due chiacchiere, una signora in bicicletta lo ferma. È davvero emozionata e lo ringrazia, perché è così realistico lo sguardo di Maradona che sembra salutarla, quando passa di lì. Diego la guarda. E infatti i volti sono il lavoro al quale l’artista dedica maggiore attenzione e proprio il murales di Pompei non voleva sbagliarlo: “Ogni volta che mi hanno chiesto cosa mi mancasse fare di Diego, ho sempre risposto che mi mancava disegnarlo a Napoli. Non mi stanco mai di dipingerlo, ho migliaia di immagini perché lui ha tanti look e tante vita da vivere”.

Maxi si congeda felice, perché a Napoli ha respirato quell’atmosfera che fece innamorare proprio il suo Diego: “Qui è stupendo. Vedere tutta la gente cantare di fronte al murales, è come l’avevo sognato. Uno può pensarlo, ma viverlo e vedere come reagisce la gente è un’altra cosa. Ho dipinto un Diego e molte volte ho pensato che fosse più grande a Napoli che in Argentina. Qui realmente è Dio. Maradona ha sempre ha difeso il popolo, ha lottato per loro. Ha difeso tutte le maglie che ha indossato, e qui ha ritrovato la realtà che più l’ha fatto sentire vicino alle sue origini“.