In casa rossonera nuovi problemi per il senior advisor: Zlatan Ibrahimovic l’ha fatta grossa, adesso è nei guai
È stata una settimana pesante, di quelle che lasciano il segno. E non solo per una finale persa. Il Milan, mercoledì sera, ha ceduto la Coppa Italia sotto i colpi di una squadra più affamata, chiudendo la stagione con la Supercoppa Italiana ma, salvo miravoli, senza Champions.
Giorgio Furlani, con parole che non lasciano spazio a interpretazioni, ha definito l’annata “fallimentare”, aprendo ufficialmente le porte a una vera e propria rivoluzione. Cambierà tanto, forse tutto: dall’allenatore, alla dirigenza, fino alla rosa. E al centro della scena, questa volta, c’è lui: Zlatan Ibrahimovic.
Una figura carismatica, un nome che pesa, ma che oggi si ritrova a fare i conti con un progetto che è andato a rotoli. E forse, con delle responsabilità più grandi di quanto si potesse immaginare solo pochi mesi fa.
Il Milan Futuro retrocede: l’esperimento voluto da Ibra è fallito
Tra le ombre più scure di questa stagione disgraziata, c’è la clamorosa retrocessione del Milan Futuro in Serie D. Un colpo durissimo, passato quasi in sordina rispetto ai titoli di prima pagina, ma che racconta più di mille conferenze stampa. La squadra B rossonera, creata con l’ambizione di formare i giovani per il salto in prima squadra, ha perso lo spareggio salvezza contro la SPAL, gettando alle ortiche un intero anno di lavoro e investimenti.
Il progetto, fortemente voluto e guidato proprio da Ibrahimovic, doveva essere il fiore all’occhiello di una nuova visione sportiva. Invece, si è trasformato in un boomerang. Errori di valutazione tecnica, scelte discutibili sul piano gestionale, comunicazione incerta: tutti elementi che hanno finito per minare una squadra lasciata spesso senza un’identità.
Difficile nascondersi dietro l’etichetta dell’esperimento: il Milan Futuro doveva funzionare, non solo per l’orgoglio ma per costruire un ponte tra il vivaio e la prima squadra. Quel ponte, oggi, è crollato.
Chi ha seguito da vicino la vicenda, ha notato da tempo segnali d’allarme. Giocatori spostati di ruolo senza logica, allenatori scelti più per vicinanza che per curriculum, una mancanza totale di coerenza tra ambizioni e realtà. I giovani, invece che crescere, si sono persi. E questo, per una società come il Milan, è un fallimento che pesa il doppio.
Milan, la lezione (amara) di Zlatan
Nel calcio non basta il carisma. Non basta nemmeno aver scritto pagine leggendarie sul campo per diventare un dirigente vincente. Zlatan Ibrahimovic sta scoprendo sulla propria pelle quanto sia difficile costruire una visione solida quando mancano esperienza, struttura e strategia. Il progetto Milan Futuro, nel suo piccolo, rappresentava un banco di prova. E la prova è stata fallita.
È presto per dire se Ibrahimovic resterà al suo posto o se verrà “spostato” in una posizione più marginale. Ma la domanda che ora molti si pongono è: davvero basta un nome per dirigere un club come il Milan? L’ex fuoriclasse svedese ha l’intelligenza per capire gli errori e magari ripartire con più consapevolezza. Ma intanto, la macchia resta. Ed è impossibile ignorarla.
Forse è tempo di tornare a guardare al campo, alle basi, alla costruzione di un’identità vera. Non solo slogan e ambizione, ma visione concreta. Perché il Milan, oggi, ha più che mai bisogno di idee chiare e mani competenti. E anche chi è stato un gigante, deve dimostrare di essere all’altezza fuori dal campo. Questa è la vera sfida per Ibra.