Tre profili, tre modi di stare in campo. C’è chi costruisce, chi copre, chi accelera. E dietro ogni nome, un’idea di Milan ancora tutta da scrivere
Tra i tanti problemi che ci sono nell’attuale Milan di Allegri ce n’è uno che è più evidente degli altri: servono terzini. A sinistra, dove è appena andato via Theo Hernandez, ma anche a destra dove al momento c’è il solo Alex Jimenez, con Emerson Royal che è già destinato all’addio.
Non è solo una questione di ruoli, è proprio una questione di identità. Perché il terzino destro, in una squadra che vuole comandare il gioco, non può essere uno spettatore.
Deve avere testa, gamba, magari un po’ di coraggio. E serve fare una scelta che racconti qualcosa del Milan che verrà. Sono tre calciatori che sono stati accostati al club rossonero in questi giorni, ma tutti presentano qualche difficoltà nell’acquisto. Pubill dell’Almeria, Doué dello Strasburgo, Wesley del Flamengo.
Giovani, promettenti e piuttosto costosi, ognuno con caratteristiche peculiari che definiranno anche il gioco del Milan. Scopriamoli insieme analizzandoli uno per uno nel post che il giornalista Vincenzo Lacerenza ha pubblicato su Facebook, che analizza bene le skills di ognuno.
Da Pubill a Doué: pro e contro dei terzini accostati al Milan
Il primo è di quelli che portano ordine, tranquillità, geometrie pulite. Si chiama Marc Pubill, classe 2003, scuola Almeria. Non è uno da corsa sfrenata o da highlights spettacolari, ma se guardi bene ti accorgi che da quel piede parte spesso qualcosa di utile. Regista arretrato, più che spinta. Tra i pari ruolo è tra i migliori in Spagna per passaggi progressivi (2.96 a gara) e recupera palloni con buon tempismo. Non ti cambia la partita da solo, ma la tiene dritta.
Il secondo profilo porta il nome di Guéla Doué, fratello del più celebre Désiré, che all’Inter ha lasciato un ricordo piuttosto fresco. Lui però è più strutturato, più pronto. Terzino dello Strasburgo, ha numeri importanti nei duelli aerei, negli intercetti e anche nei passaggi in verticale. È già nella lista di Igli Tare, che lo conosce bene. Un profilo da fidarsi, senza fuochi d’artificio ma con un’affidabilità rara in un ragazzo del 2002.
E poi c’è lui, il nome più elettrico. Wesley França, laterale del Flamengo, anche lui classe 2003. Piccolo, scattante, tecnico, piace tanto anche alla Roma e alla Juventus. Di quelli che quando partono ti tengono incollato allo schermo. Dribbling, conduzioni ad alta intensità, accelerazioni da capogiro.
È il classico terzino carioca, di quelli che quando sbagli a marcarlo sei già due metri dietro. Il problema? Dietro ci torna poco, e quando lo fa a volte sbaglia scelta. È acerbo, ma rispetto agli altri è molto più efficace in fase offensiva.
Il bello è che ognuno di loro sembra uscito da un’idea diversa di calcio. Uno per chi vuole controllare il ritmo (Pubill), uno per chi vuole dormire sonni tranquilli (Doué), uno per chi ama rischiare e godersi il viaggio (Wesley). E allora diventa anche una questione di filosofia, di progetto, di identità. Non è solo una scelta di mercato, è una scelta di stile. Qualunque sarà la decisione, dirà molto del futuro del Milan.