Un ct che mantiene subito le promesse e tre ragazzi pronti a giocarsi il sogno azzurro. Dietro le loro storie c’è un dettaglio che li lega più di quanto sembri
C’è grande attesa per la prima uscita ufficiale della Nazionale di Gennaro Gattuso. Il nuovo commissario tecnico aveva promesso di aprire le porte anche ai giovani, e non ha aspettato troppo: alla prima convocazione ha già mantenuto la parola.
Contro Estonia e Israele, infatti, potrebbero arrivare tre esordi: Leoni, Fabbian, Esposito. Tre ragazzi che, oltre alla freschezza dei vent’anni, hanno un filo conduttore piuttosto curioso.
Il più “esperto” del gruppo, se così si può dire, è Giovanni Fabbian. Classe 2003, centrocampista del Bologna scuola Inter, ha 22 anni e sta vivendo una crescita continua e quest’estate era anche finito nel mirino di diverse big del nostro campionato.
Non sempre titolare, ma sempre incisivo: ha il vizio del gol e la capacità di inserirsi con tempi perfetti. Dopo l’esperienza con l’Under 21, ora è arrivato il momento della consacrazione con la Nazionale maggiore.
Pio Esposito e Leoni: il presente e il “what if” dell’Inter
Poi c’è Francesco Pio Esposito, 20 anni, attaccante dell’Inter. La scorsa stagione si è fatto notare con lo Spezia, al punto da convincere i nerazzurri a riportarlo a casa e affidargli un ruolo importante: vice Lautaro Martinez e Thuram, insieme a Bonny. Gattuso lo guarda con attenzione, anche in prospettiva Mondiale.
Infine, il più giovane: Giovanni Leoni. Difensore del 2006, ha chiuso la scorsa stagione da protagonista al Parma, diventando subito uomo mercato. Lo ha preso il Liverpool, ma per settimane è stato vicino all’Inter. Una sliding door che, chissà, potrebbe riaprirsi in futuro.
Ed è qui che si trova il punto di contatto tra i tre esordienti. L’Inter, in un modo o nell’altro, fa parte della loro storia. Fabbian ci è cresciuto, completando la trafila nel settore giovanile nerazzurro prima di trovare spazio altrove. Esposito rappresenta il presente, con la maglia nerazzurra già addosso. Leoni, invece, ci è andato vicinissimo, prima che l’Inghilterra lo chiamasse.
Passato, presente e futuro che si intrecciano, con l’Inter come comune denominatore. Non è un dettaglio banale: significa che la scuola nerazzurra, diretta erede di un vivaio che negli ultimi anni ha prodotto in quantità, continua a fornire ossigeno anche alla Nazionale.
Con questi tre ragazzi, Gattuso aggiunge quindi un ulteriore tocco di nerazzurro alla sua prima Italia. Non sarà un caso: i club che investono sui giovani finiscono inevitabilmente per ritrovarsi protagonisti anche nelle scelte del commissario tecnico. E se il futuro azzurro passa da Bologna, Milano e Liverpool, il denominatore resta lo stesso. L’Inter, in qualche modo, è sempre lì.