Antonio Conte respinge l’etichetta di favoriti per lo scudetto e “sorride” se pensa all’Inter come principale candidata al titolo
Dodici milioni all’anno per provarci. Antonio Conte, intervenuto in conferenza stampa alla vigilia della partita contro il Napoli, ha provato a dribblare domande scomode, si è rifugiato nella vecchia e sana diplomazia per fingere disinteresse verso la conquista dello scudetto. Ne ha parlato come di un sogno, ha usato frasi di circostanza, come fosse uno dei tanti, dimenticandosi di essere l’allenatore più pagato d’Italia nonostante il doppio fallimento europeo tra l’ultima e questa Champions League.
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Perché Conte sorride se gli parlano di scudetto
L’allenatore dell’Inter non ritiene di dover vincere a tutti i costi lo scudetto. Se arriverà bene, altrimenti ci avranno comunque provato, pur senza riuscirci. Testualmente, Conte ha detto: “Obbligo scudetto? Mi viene da sorridere. Ci sono tante squadre che vogliono essere protagoniste e iniziano con questa ambizione. Anche noi proveremo a vincere, ma alla fine ne vince una sola. E negli ultimi nove anni è stata sempre la stessa”. Chiaro il riferimento alla “sua” Juventus che ha cominciato a (ri)vincere proprio con Conte in panchina.
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La verità, che tutti sanno, è che l’Inter avrà l’obbligo morale dello scudetto, un modo per giustificare il lauto ingaggio di un allenatore che, oltre ai risultati sportivi, non seminerà rivoluzioni tattiche o di organico. Il suo gioco, infatti, è mirato alla vittoria, e l’ultimo mercato, con gli arrivi di Kolarov e Vidal, è stato fatto per il risultato sportivo immediato. Senza titoli, l’Inter si ritroverà con giocatori di una certa età, con ingaggi pesanti, voluti dal proprio allenatore, acquistati per un traguardo non raggiunto. Per questo non vincere lo scudetto sarebbe un fallimento.