Superlega, l’analisi che spiazza tutti: “Era inevitabile”

Il giornalista Marco Bellinazzo: “Il sistema stava collassando già prima del Covid. Ora un compromesso per una forma di redistribuzione”

Marco Bellinazzo è uno di quelli che da tempo parlano di Superlega. Oggi il giornalista, esperto di sport e finanza, è intervenuto a ‘Sky Sport 24’ per fornire il suo punto di vista sull’inattesa svolta che rischia di causare un terremoto nel panorama calcistico globale. Un punto di vista differente rispetto all’indignazione unanime con cui è stato accolto l’annuncio della nuova competizione.

La partita è economica, lo scisma ha ragioni finanziarie – ha detto Bellinazzo -. Il sistema ha bisogno di nuove risorse, che si vanno ad ottenere sul mercato internazionale, creando un prodotto con più appeal. JP Morgan non solo può finanziare, ma potrà garantire il triplo dei ricavi attuali della Champions League, che con l’Europa League è di circa 3 miliardi di euro. I club hanno debiti e perdite importanti. Milan, Juventus e Inter insieme hanno perso 400 milioni lo scorso anno“.

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Bellinazzo
Marco Bellinazzo (Getty Images)

Bellinazzo: “È stato il FFP a cancellare il merito, non la Superlega”

Ragioni di sopravvivenza, dunque. “Il sistema sta collassando, era già in squilibrio prima del Covid. La Super Champions, che la UEFA ha varato oggi, era una mediazione rispetto ad un processo che era già ben avviato: la Superlega, infatti, è partita ad ottobre. Si è avviata una trattativa in questi mesi tra UEFA e club per accontentarli, ma il compromesso non è stato ritenuto sufficiente“.

In tutto ciò, la UEFA non sarebbe esente da colpe. “La UEFA ha parlato di avidità ed egoismo, di ipocrisia, c’è la questione del merito che ha menzionato anche Draghi. È un appello condivisibile, ma il merito lo ha fatto sparire il sistema negli ultimi dieci anni col fair play finanziario. Di Davide che battono Golia ce ne sono sempre meno, e per via del sistema attuale, non della Superlega”.

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Possibile un compromesso? “La minaccia della FIFA e della UEFA sono le stesse della FIBA ai tempi della nascita dell’Eurolega di basket. Per cercare un compromesso, si può cercare una forma di redistribuzione a chi non fa la Superlega. Oltre ai club fondatori dovrebbero esserci anche altri club che possano inserirsi, aumentando il merito sportivo, per far sì che ci siano vasi comunicanti”.

“Con un modello diverso si può ambire a crescere, ma serve un’equa redistribuzione di risorse, perché anche i tifosi dei grandi club alla lunga potrebbero non seguire più. Dire a priori no alla Superlega però – ha concluso il giornalista napoletano – significa non riconoscere che l’attuale sistema non funziona“.