L’evoluzione di Spalletti sta mostrando un grande limite di Allegri

La classifica non conta, Spalletti, però, ha plasmato il Napoli. Allegri guarda con la Juve terzultima ed un calcio ancien regime

La partita contro l’Udinese era iniziata in modo molto più difficile per il Napoli di quello che il risultato finale, poi, ha detto. Perché Gotti aveva messo bene la sua squadra in campo, perché il 5-3-2 in fase di non possesso esercitava un pressing alto che, quando veniva bypassato, prevedeva tre linee strette che lasciavano poco spazio alla manovra. Poi, ci ha pensato Spalletti, con una serie di accorgimenti tattici che hanno svoltato la gara e cancellato il piano tattico friulano. Il tecnico di Certaldo ha plasmato il Napoli, lo sente suo:  lo specchio è la partita della Dacia Arena. Andiamo per punti:

  1. Spostare l’asse della prima uscita verso l’esterno, usare Mario Rui come play aggiunto, individuando il Molina l’anello debole, quello che poteva esser aggirato da Insigne. Il primo gol è arrivato così.
  2. Osimhen deve uscire dalla gabbia dei tre centrali per giocare spalle alla porta e fare da perno per gli inserimenti, costringendo uno dei centrali ad uscire su di lui e non sul mediano come accadeva in precedenza.
  3. La gestione delle palle inattive: soprattutto il primo schema è delizioso, il coefficiente di difficoltà nell’esecuzione è altissimo.
  4. Il Napoli fraseggia dal basso, cerca la verticalizzazione improvvisa, mentre mantiene un baricentro sempre altissimo: uno standard di gioco moderno, con tante variabili tattiche da sfruttare per le qualità tecniche e fisiche dei suoi calciatori.

Ecco i fattori per i quali Spalletti ha modellato il Napoli sotto le sue mani, creta dolce che diventa durissima per gli avversari. Allegri, invece, no: con la Juve, finora non ci è riuscito.

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Spalletti in campo
Luciano Spalletti @Getty Images

Allegri, il problema non sono i due punti: è il gioco

Dopo quattro giornate, la classifica conta zero. Il problema non è il terzultimo posto, i soli due punti conquistati. Il tema è un altro: Allegri propone un’idea di calcio antiquata concettualmente e decontestualizzata da quella che sembrano esser le migliori qualità presenti e future della rosa a sua disposizione.

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Quando Agnelli ha richiamato Max, lo ha fatto per normalizzare una situazione che si stava facendo complessa. Il classico rimettere i cocci al loro posto. Il nodo è proprio sui cocci: non sono giocatori alla Mandzukic, sono giocatori alla Chiesa. Allegri saprà normalizzare una Juve che deve far giocare De Ligt e non Chiellini?

Il vasaio è lo stesso dei cinque scudetti di fila vinti, deve meritare ancora tanto credito. Qualche dubbio, però si insinua: il Napoli era uscito con le ossa spezzate dallo scorso campionato. La Juve, nonostante tutto, no con la Champions agguantata. Spalletti, però, finora, i cocci li ha ricostruiti molto meglio di Allegri.