Hanno ucciso la Coppa Italia: ora è quella dei potenti

Sono iniziati i sedicesimi di finale della Coppa Italia ma in pochi ci hanno fatto caso, il risultato di un format a misura di big che serve ad un calendario folle.

Aurelio Andreazzoli ha detto ciò che i veri uomini di calcio pensano da tempo sulla Coppa Italia. Il diritto alla favola è l’anima del pallone, perciò la Superlega si è schiantata ad aprile e farà la stessa fine se non trasformerà lo status di una competizione ad inviti, che spegne qualsiasi criterio di meritocrazia.

“Non gradisco molto questo format. Questa non è una Coppa Italia, io gradisco quella inglese. Questa formula è una coppa per chi è più forte, per chi è più potente. Mi piacerebbe una coppa che preveda una situazione paritaria per tutti, come per quella inglese, in cui si inizia tutti insieme e si finisce tutti insieme. Non che ci è lì, a braccia conserte, aspettando che gli altri che si scannano”, così Andreazzoli ha parlato in conferenza stampa alla vigilia di Verona-Empoli.

L’Empoli poi ha giocato nel segno del suo momento magico, ha vinto 4-3 al Bentegodi e incontrerà l’Inter. Tutte le big attendono l’avversario a gennaio dalle sfide che si stanno disputando in questi giorni.

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La Juventus festeggia la Coppa Italia
Juventus Coppa Italia (Getty Images)

I potenti sacrificano la Coppa Italia sull’altare del calendario: la miopia tutta italiana

In Inghilterra le coppe nazionali sono il vanto di quel sistema, con favole bellissime che attirano gli appassionati di calcio di tutto il mondo. In Spagna, Francia, Germania dappertutto il trionfo nazionale è un evento, unisce i punti della piramide, consente ai piccoli di affrontare i grandi.

Una volta capitava anche in Italia, nel 1996-97 la Nocerina in campo neutro al Partenio, con trentamila spettatori sugli spalti, impose lo 0-0 alla Juventus di Lippi e Zidane, costringendola al replay a Torino per passare il turno. Quella partita è diventata un evento, un collante storico di una comunità, ancora oggi se ne parla.

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I sedicesimi di questi giorni, invece, eccetto i tifosi delle squadre impegnate, non attirano neanche l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori. Il calcio italiano, che voleva estromettere anche le squadre di C dalla manifestazione qualche mese fa, sacrifica la bellezza della Coppa Italia in onore del calendario folle.

È un torneo a misura di big che, infatti, dai quarti di finale iniziano ad interessarsi del trofeo con la speranza di vincerlo per salvare una stagione o avere una scorciatoia per l’Europa.

Se per esempio Insigne Barella nella scorsa annata hanno disputato 64 partite, è ovvio che si tenda a ridimensionare qualcosa. Abbiamo scelto la Coppa Italia da sacrificare, costruendo da anni un torneo su misura delle grandi.

Ha ragione Andreazzoli che con il suo Empoli esprime un gran calcio, rovinando anche le serate di squadre come Napoli e Juventus. Chiamatela la Coppa dei potenti, rappresenterebbe la sua vera identità.