“Così non sarebbe giusto…”: caos Covid, la Serie A ha scritto al Governo

Dura presa di posizione della Lega Serie A che chiede al Governo di escludere dai provvedimenti anti-Covid l’eventuale chiusura degli stadi.

La quarta ondata del COVID-19, il virus che ormai da due anni sta condizionando la vita dell’intero pianeta, continua a non risparmiare l’Italia. E mentre gli ospedali sono in sofferenza e la curva pandemica sembra ancora lontana dalla discesa il Governo tenta di intervenire per evitare nuovi lockdown.

Pallone Supercoppa Italia
Serie A, il pallone della Supercoppa Italia (LaPresse)

Dopo aver limitato le presenze negli stadi ad appena 5.000 spettatori, mossa che ha fatto discutere non poco, pare che l’esecutivo stia adesso prendendo in considerazione di giocare le prossime giornate a porte chiuse. Una mossa che avrebbe danni evidenti dal punto di vista economico e dell’immagine e che, oltretutto, potrebbe non servire a niente.

Questo almeno è il punto di vista della Lega Serie A, che nella lettera inviata al sottosegretario con delega allo sport Valentina Vezzali ha definito l’ipotesi “una vera e propria ingiustizia”.

Tutte le news sulla SERIE A e non solo: CLICCA QUI!

Paolo Dal Pino
Il presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino (LaPresse)

“Serie A a porte chiuse? Un’ingiustizia”

Per il presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino, autore della missiva, non esiste infatti alcuna evidenza scientifica che gli stadi aperti abbiano influito sulla crescita della curva pandemica. Che anzi è schizzata alle stelle soprattutto nel periodo tra Natale e Capodanno in cui non si sono disputate partite in Italia.

LEGGI ANCHE>>>La Fiorentina ha già deciso quando dire addio a Vlahovic

Per Dal Pino gli stadi devono essere considerati luoghi sicuri, sia perché si parla di impianti all’aperto sia perché vi si può accedere soltanto con il Super Green Pass rafforzato. Alla luce di queste considerazioni la Serie A afferma che un eventuale provvedimento del Governo mirato a disputare le gare a porte chiuse sarebbe profondamente ingiusto.