Serie A, club nel caos: scontro totale tra presidente e tifosi

In vista della 34ª giornata di Serie A scoppia la polemica tra club e tifosi, uno scontro che va in scena ormai da diverse stagioni.

La stagione 2021/2022 si prepara alla sua fase finale. La lotta per lo Scudetto è apertissima, così come quella relativa a un piazzamento in Europa. E anche in coda la corsa per non retrocedere si è riaccesa dopo il successo nel recupero della Salernitana sull’Udinese.

Pallone Serie A
Il pallone della Serie A 2021/2022 (LaPresse)

Le ultime giornate saranno decisive per molte squadre, e con i punti in palio che diventano pesantissimi nella corsa per raggiungere gli obiettivi stagionali, ogni piccolo dettaglio può fare la differenza. Compresa la certezza di poter contare, nelle sfide più importanti, sull’apporto dei propri tifosi.

Da questo punto di vista la Lazio rischia di partire ad handicap: già costretta a fare i conti con numerosi infortuni, la squadra di Maurizio Sarri si prepara all’incontro di domenica con il Milan con il timore fondato di doversi giocare una stagione ancora in bilico senza un Olimpico gremito.

La causa scatenante? L’aumento dei prezzi in vista della sfida con il Diavolo, contestato dalla tifoseria organizzata che per l’ennesima volta si è scagliata contro il presidente Claudio Lotito minacciando di disertare lo stadio e invitando tutti gli altri supporter a fare lo stesso. Una presa di posizione a cui il numero uno biancoceleste ha risposto per le rime.

Claudio Lotito
Claudio Lotito (LaPresse)

Serie A, Lotito risponde ai tifosi: “Aumenti soltanto un pretesto”

In un’intervista concessa a Il Messaggero Lotito ha infatti parlato di protesta pretestuosa, messa in atto soltanto per colpirlo e basata sul niente: “Chi mi contesta fino a oggi è venuto allo stadio soltanto per fare cori contro di me, del resto gli aumenti erano previsti e succedono ogni anno per 4 gare di cartello”.

E dopo aver sottolineato che in quanto a costo dei biglietti la sua Lazio è la terz’ultima società d’Italia, spiega perché non può offrire prezzi popolari come stanno facendo i rivali cittadini della Roma: “Loro riescono a ripagarsi con la pubblicità, noi non abbiamo neanche fatto gli abbonamenti a inizio stagione perché non era chiaro quale sarebbe stata la situazione del COVID. Né quali sarebbero state le restrizioni”.

La scelta di proporre biglietti a certi prezzi, del resto, non è neanche propriamente una scelta a sentire il numero uno biancoceleste: “Per ogni gara interna spendiamo 300.000 €, in cassa non entra niente, i soldi vanno a finire in un conto dedicato all’Agenzia delle Entrate. Che viene a cercare me in caso di mancanze.”

E quando gli viene fatto notare che il caro biglietti (40 euro in curva, 60 euro in Tevere) si aggiunge a una squadra ancora in bilico per la qualificazione in Europa e a un rinnovo con Sarri annunciato ma non ancora messo nero su bianco risponde a tono: “Chi vuole restare a casa lo faccia. Tanto molti vengono solo per contestare me, anche se per fortuna ci sono altri tifosi che riconoscono quanto fatto in questi anni e i trofei alzati. Sarri? Diamo tempo al tempo, resterà sicuramente.”