Lanzafame: “C’è poco equilibrio, Allegri ha vinto tantissimi campionati…”

In esclusiva ai microfoni di SerieANews.com ha parlato l’ex calciatore della Juventus Davide Lanzafame, oggi allenatore

Davide Lanzafame ha lasciato l’Italia qualche anno fa per tentare l’esperienza in Ungheria: Honved e Ferencvaros le due squadre in cui ha giocato. Budapest è diventata la sua seconda casa, oggi allena una squadra locale, il Pestszentimrén e tra qualche giorno avrà l’esame UEFA B e C a Coverciano. Una lunga carriera, quella di Lanzafame, partita dalle giovanili della Juventus e proseguita in grandi piazze come Bari, Palermo, Catania e tante altre. Della sua carriera e del momento dei bianconeri ha parlato in esclusiva ai microfoni di SerieANews.com.

Lanzafame Ungheria Juventus allenatore
Lanzafame ai tempi del Vicenza (LaPresse) SerieANews.com

Budapest ormai sembra diventata casa tua, alleni una squadra locale. Come sta andando quest’esperienza?

“Sta andando bene, nel senso che sto facendo esperienza che è quello che occorre quando un giocatore finisce. Questo per me è il primo step. Tra l’altro tra dodici giorni avrò l’esame per il patentino UEFA B e C a Coverciano e spero che andrà bene, sarà un primo step importante per il mio nuovo obiettivo. E’ estremamente formativo e mi sto divertendo, anche quello è importante”.

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Lanzafame ai tempi della Juventus (LaPresse)

Lanzafame a SerieANews.com: “L’Ungheria mi ha formato. Sulla Juventus e Allegri…”

Quando si sono affrontate Italia e Ungheria, cos’hai provato? Hai parlato anche con Marco Rossi?

“Sì, chiaramente gli ho fatto l’in bocca al lupo, sono andato a vedere la gara, è stata una bella emozione. Come dico sempre loro sono due amici, anche il suo vice che è stato un mio allenatore. E’ stato bello vedere l’Ungheria che si compara con queste forze mondiali, se l’è giocata fino all’ultima giornata dimostrando grande qualità organizzativa e rispettabilissime qualità tecniche. Si è fatto rispettare, ha dato filo da torcere a tante Nazionali battendo anche l’Inghilterra e la Germania in trasferta, quindi credo che abbia fatto un’altra bellissima figura”.

Col senno del poi, ti sei pentito di non esserti fermato tanto tempo, in Italia, in un posto, in una squadra? E’ chiaro che non è dipeso solo da te.

“L’ho detto anche in altre chiacchierate, diciamo che la pazienza non è stato il mio forte. Ho voluto sempre prediligere la voglia di giocare all’attendere e all’avere più di pazienza, che ci vuole. Fa parte del mio percorso, il fatto di aver viaggiato e giocato in tante squadre, sicuramente mi ha dato e anche tolto. E’ ovvio però che sono contento di questi quindici anni di carriera che ho fatto e ho avuto la fortuna di giocare in grandissime squadre, tutte molto importanti con delle grandi tifoserie. Ne vado orgoglioso”.

In base a com’è andata la tua carriera e di magari altri tuoi ex colleghi, è meglio essere “l’attaccante di provincia” in Italia, oppure disputare le Coppe europee in squadre di Paesi come Ungheria, Romania, Bulgaria… Insomma, all’estero?

“E’ una domanda molto personale, ogni giocatore ha la sua strada e il suo percorso familiare e umano. Io ho preferito fare sei anni della mia carriera all’estero, che mi hanno dato tanto. Sia dal punto di vista della conoscenza, culturale, ma anche dell’esperienza. Mi ha formato, mi ha dato un’opportunità importante. Posso parlarti per me, mi ha dato molto. Per carità, rispetto anche determinati miei ex colleghi che hanno fatto una scelta differente. Questo è prettamente personale. Non c’è un meglio o un peggio. C’è una scelta singola”.

Credo che tu abbia seguito le vicende della Juventus. Agnelli ha confermato Allegri dopo la sconfitta col Maccabi. Secondo te quale può essere una strada da percorrere?

“Io so solo che c’è poco equilibrio. Sembra che Allegri sia diventato l’ultimo allenatore di questo mondo. Ricordiamoci che comunque ha vinto tantissimi campionati, tanti altri titoli. Ripeto, c’è poco equilibrio. Diciamo che le critiche sono giuste, è giusto che sia così. Però mi sembrano un pochino per partito preso. La Juve non sta esprimendo un bel calcio, sta faticando tantissimo, le altre stanno facendo meglio. E’ innegabile. Tuttavia la colpa è un po’ di tutte le componenti, anche i giocatori stessi devono prendersi più responsabilità. Il presidente è un altro grandissimo vincente, uno dei più vincenti della storia. Se lo riconferma vuol dire che ha una strategia e delle idee ben chiare. E ha fiducia nell’allenatore”.

Qual è il tuo ricordo più bello nella Juve?

“Sicuramente c’è stato l’esordio, nell’anno della Serie B. Tra l’altro a Bari, nel campionato vinto dalla Juve. Poi ho trascorso sei mesi con Delneri, purtroppo avevo una pubalgia importante, che non mi ha permesso neanche di esprimermi al meglio. Questo mi dispiace, però essendo stato lì so cosa vuol dire passare un periodo no e vestire quella maglia. La Juve in questo è molto capace e caparbia nell’affrontare i problemi e cercare di risolverli internos, seppure le dichiarazioni del presidente fanno scalpore, diciamo che in determinati momenti ci vogliono delle scosse. Ha voluto dare anche un segnale alla squadra, per una reazione immediata”.

Bari e Palermo hanno due proprietà molto importanti. Secondo te dove possono arrivare? E’ chiaro che c’è il discorso multiproprietà del Bari da considerare.

“Il campionato di Serie B lo conosco molto bene, tirare le somme dopo dieci giornate è un po’ prematuro. Ne ho viste tante di dinamiche iniziare benissimo e finire fuori dai playoff o viceversa. Il Bari sta andando alla grande, le ali dell’entusiasmo sono enormi, però bisogna essere equilibrati e centrati nell’obiettivo, senza far voli pindarici a livello di ambiente. Dovrà essere molto bravo il direttore Polito e l’allenatore affinché riescano a trovare il bilanciamento corretto. Il Palermo è una società nuova, ci vorrà forse più tempo per costruire e avere risultati immediati. Ma sarà una grande risorsa avere un presidente con quella disponibilità economica”.