Marocco, i segreti della sorpresa: dalla super Accademia alla “ricerca” in Europa

Il Marocco stupisce tutti nei Mondiali 2022 in Qatar: scopriamo come è nata questa squadra delle meraviglie, che si sta conquistando le simpatie di tutti.

Il Marocco è la grande rivelazione di questi Mondiali, e quella nordafricana è già diventata una “squadra simpatia”, una vera outsider che sta sfidando (e spesso sconfiggendo) le grandi nazionali europee. Dopo Belgio, Spagna e Portogallo, in semifinale i Leoni dell’Atlante affronteranno la Francia, paese con cui ci sono forti legami storici e sociali, ma hanno già fatto la storia. Nessuna selezione africana era infatti mai arrivata così avanti nei Mondiali prima d’ora.

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En-Nesyri esulta dopo il gol al Portogallo. (LaPresse) SerieANews.com
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Merito di una rosa di grande talento, con alcuni campioni di livello assoluto come Hakimi, Mazraoui e Ziyech, ma anche di giovani promettenti come Sabiri, Ezzalzuoli e Ounahi. Un gruppo però non semplice da costruire, dato che metà è composto da giocatori nati e cresciuti in Marocco, mentre metà sono nati e cresciuti in Europa. È su questo tema che si era arenato il precedente ct, il bosniaco Vahid Halilhodzic, esonerato ad agosto 2022 per dissidi con la Federazione, ma anche coi giocatori.

Sotto la sua gestione, gente come Hakimi e Mazraoui era stata esclusa dalle convocazioni, e lo spogliatoio era spaccato. Nessuno credeva che il semisconosciuto (in Europa) Walid Regragui potesse in quattro mesi cambiare le cose, e invece è successo. Anche perché se nel Vecchio Continente l’attuale ct marocchino non diceva niente a nessuno, in Africa è una leggenda, dopo aver portato il Wydad Casablanca a vincere tutto, compresa la CAF Champions League.

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I tifosi del Marocco in Qatar. (LaPresse) SerieANews.com

Accademia e appartenente: così è nata la sorpresa Marocco

Tra le cose che Regragui ha fatto per rinsaldare il rapporto tra i giocatori c’è stata ad esempio la decisione di invitare le madri dei convocati a seguire la squadra in Qatar. Un piccolo gesto che però è servito a creare un collante tra le varie personalità dello spogliatoio, unendo il gruppo come mai prima d’ora.

Ma il ct del Marocco ha avuto anche la fortuna di lavorare in un ambito tra i più strutturati di tutta l’Africa. Il paese è in grande sviluppo, sia sportivo che sociale. Dal 2004 cerca di ottenere l’organizzazione di un Mondiale (ci aveva provato prima con quello del 2010, tornerà alla carica per quello del 2030) e ha investito molto sulla crescita del calcio. Da un lato, lavorando sui figli degli immigrati in Europa, per convincerli a vestire la maglia della nazionale fin da giovani.

Dall’altro grazie alla modernissima King Mohammed VI Academy, un centro sportivo all’avanguardia vicino Rabat, costato oltre 12 milioni di euro e finanziato in gran parte dal re, a cui è intitolato. La FIFA riconosce la struttura come una delle migliori al di fuori dell’Europa, ed è da qui che sono usciti giocatori come Aguerd, En-Nesyri e Ounahi. Il futuro del calcio in Marocco è in buone mani.