Intervista esclusiva ad Angelo Pagotto, ex – tra le altre – di Sampdoria e Milan, che si è soffermato su diversi portieri della Serie A
Angelo Pagotto attualmente è il preparatore dei portieri dell’Avellino e ha vestito le maglie di Sampdoria e Milan. Viene dal settore giovanile del Napoli, ha vinto un Europeo Under 21 con la Nazionale italiana nel ’96 in Spagna parando due rigori a Raul e De La Pena. Pagotto ha rilasciato un’intervista esclusiva ai microfoni di SerieANews.com, dove ha parlato di diversi portieri. Da Meret a Donnarumma, passando per Sommer, Rui Patricio e Maignan. Ognuno di loro vive un momento diverso che lo stesso Pagatto ha analizzato nello specifico.
Meret sta vivendo una stagione in chiaroscuro: più che tecnico, è un problema di personalità?
“A parte la personalità, credo che l’amore tra Meret e Napoli non è mai scoccato. Dall’inizio è sempre stato molto criticato senza alcun motivo. Quando si criticano le persone senza ragione, poi quando qualche motivazione c’è dopo i conti non tornano. Questo è un ragazzo che, a parte l’anno scorso dove hanno fatto tutti bene, lo hanno sempre messo sulla graticola”.
Ha un altro anno di contratto e poi c’è un’opzione per il rinnovo, pensi che dovrebbe continuare al Napoli o tentare un’esperienza in un’altra squadra?
“Non ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, certo è che una piazza come Napoli non è facile ritrovarla. Se vai via da Napoli, quali sono le opzioni? Inter, Roma, Lazio, Torino, Juve… Sono quelle lì, giusto quattro o cinque. Non è facile per lui andar via e pensare di rimettersi in discussione. Bisogna trovare una piazza adeguata a lui. Anche perché l’anno scorso ha vinto uno Scudetto, è ancora giovane, è un Nazionale. E’ un capitale della società, anche muovendosi un club dovrà comprarlo, perché non penso che il Napoli lo mandi in scadenza”.
L’Inter con Sommer ha fatto un grande affare, a prescindere dal rendimento di Onana in Premier League.
“Onestamente non pensavo che potesse rendere così tanto nel nostro campionato, perché tecnicamente non è che mi piaccia tantissimo come portiere. Però è molto efficace. Poi quando la squadra va bene ne giovano un po’ tutti, specialmente il portiere. Lì è l’insieme di situazioni dove permettono a tutti di dare il massimo e di essere sempre al 100%”.
E’ corretto affermare che avere un gran portiere, vuol dire per una squadra avere quei 7-10 punti in più?
“Assolutamente sì. Un portiere così ti porta quei punti. Poi ci metti l’attaccante, certo. Però un buon portiere oltre al suo normale rendimento deve portare quei punti. Non è che magari ti porta 7 punti e poi te ne fa perdere 10. Direi che un buon portiere è quello che non fa l’errore, un grande portiere è quello ti fa guadagnare qualche punto in più”.
Rui Patricio prende qualche gol di troppo, anche lui subisce l’amore mai scoccato con la Roma?
“Purtroppo il portiere è soggetto ai risultati. Anche la stessa prestazione viene valutata in base al risultato della squadra. Se tu ci fai caso, nella pagella: se la squadra vince e il portiere fa benissimo, prende 7,5; se il portiere fa bene, ma la squadra pareggia, prende 7; se la squadra perde e il portiere fa bene siamo a 6,5. Stiamo parlando di un portiere che ha sempre fatto bene, però è soggettivo al risultato della squadra. Non c’è una grande situazione logica quando si valuta il portiere”.
Una filosofia molto risultatista.
“Ed è anche molto italiana, però all’estero questo non succede. Ecco perché il portiere si mette spesso in discussione, specialmente in questo periodo dove gli si chiede di fare un po’ di tutto. Dalla gestione della palla all’essere l’ultimo uomo. Adesso il portiere fa tante cose, non fa più quel che facevo io: i piedi non li usavo praticamente mai. Gli errori ci stanno, ma li fanno tutti. Perché un attaccante quando fa l’errore non lo si sottolinea e del portiere invece sì? E questo fa parte di una mentalità che secondo me non porta da nessuna parte e non fa crescere nemmeno i portieri. Se si deve fare una valutazione, si deve fare a 360 gradi”.
Valutando a 360 gradi Maignan, pensi sia il portiere più forte della Serie A? O comunque che in Europa possa dire la sua.
“E’ partito bene il primo anno. Poi ha avuto questo infortunio, è rientrato e ha fatto fatica. Adesso sta tornando pian piano ai suoi livelli. Però siamo sempre lì. Il Milan non sta facendo bene e quindi purtroppo non viene sottolineato. Nel momento in cui i rossoneri riusciranno a vincere qualcosa, si accorgeranno che hanno un gran portiere. Se ne sono accorti già quando hanno vinto lo Scudetto”
Pensi ci siano dei portieri in rampa di lancio in Serie A capaci di arrivare ad altissimi livelli? Ce l’hai un preferito?
“Qui in Italia c’è qualcosina che sta venendo su. Mi piace molto Carnesecchi, il suo problema è solo ed esclusivamente fisico. E’ molto fragile, rischia sempre di farsi male non riuscendo a fare un campionato intero. Mi piace Montipò, ma anche Vicario che oggi è al Tottenham. C’è stato un periodo di buio, ma adesso pian piano stiamo ritrovando qualche portiere. Il problema è dargli il tempo di sbagliare. Specialmente quando è giovane, bisogna dare possibilità al portiere di sbagliare. Il nostro cervello è un computer, resetta e impara crescendo e sbagliando. Se tu non gli dai la possibilità di sbagliare non impara mai, a meno che non si tratti di un robot”.
Donnarumma ha subito diverse critiche dopo le ultime partite con la maglia dell’Italia e del PSG. Vicario, invece, sta facendo molto bene al Tottenham.
“La differenza tra l’uno e l’altro è che purtroppo non si riuscirà mai più a vedere quanto possa essere forte Donnarumma. Lui è partito troppo forte. Nel senso che già da giovane aveva già degli ingaggi stratosferici, è normale che quando uno guadagna certe cifre fatica a mettersi in discussione. Un ragazzo giovane, nel suo periodo di maturità… Sfido chiunque ad andare durante la settimana ad allenarsi e spaccarsi il culo per cercare di portare a casa dei risultati. Bisogna dire la verità, tutto gira intorno ai soldi. Sì, si fa per una cosa personale, per la squadra. Ma sono professionisti. Se questo ragazzo a vent’anni già guadagnava 8 milioni di euro, oggi si è pregiudicato una crescita tecnica incredibile. Poi è andato al PSG sbagliando. E’ un portiere che ha dato il 65-70% delle possibilità che può dare”.
Giocare in un campionato poco allenante non aiuta.
“Soprattutto questo… Ha ragionato per i soldi e non per la sua crescita tecnica e professionale. Un po’ come questa storia dell’Arabia Saudita, ma se diventa tutto un discorso di soldi soprattutto per i giovani.,. Un conto è che hai trent’anni e hai già fatto gran parte della tua carriera, un altro è essere giovane e fare un percorso di crescita. Puoi rovinarti. Prendi i soldi, ma finisci lì”.