Costantino: “Craiova, proveremo ad arrivare in Europa. I moduli sono solo numeri…”

Intervista esclusiva a Giovanni Costantino, allenatore dell’FC U Craiova nella Liga I Romania, che ha parlato ai microfoni di SerieANews.com

Giovanni Costantino oggi allena l’FC U Craiova, che occupa al momento il nono posto nella Liga I Romania. Le sue esperienze variano dall’Ungheria alla stessa Romania, passando anche per Slovacchia e Cipro, rappresentato dalla Fisher Sport di Alessandro Pezzoli e Fabio Dall’Ara. Una lunga carriera in giro per l’Europa, con una parentesi al Casarano. Costantino ha concesso un’intervista esclusiva ai microfoni di SerieANews.com e ha toccato vari temi. Come il rendimento della sua squadra tra campionato e coppa, la voglia di raggiungere l’Europa. Ma si è anche soffermato sulla sua idea di gioco, su quanto effettivamente contino i moduli nel calcio, con un occhio al prossimo Euro 2024 che vedrà l’Italia protagonista in un girone duro con Spagna, Croazia e Albania e, ovviamente, alle prospettive per il ‘suo’ 2024.

Giovanni Costantino FC U Craiova intervista Romania
Giovanni Costantino (FC U Craiova) SerieANews.com

L’FC U Craiova è al nono posto ed è a pochi punti dai playoff: l’Europa è più un sogno o un obiettivo?

“L’Europa lo scorso anno per il club è sfumata per poco. Quando sono arrivato io, la situazione non era delle migliori, eravamo a pochi passi dai playout e poi ci siamo finiti dentro. Nell’ultimo periodo ne siamo usciti fuori, ci sono molte squadre attrezzate per arrivare in Europa, molto competitive. Non è facile, abbiamo il dovere di provarci, perché secondo me siamo una squadra che può fare bene. Ci sono squadre che hanno guadagnato 3-4 mesi rispetto a noi che abbiamo iniziato a lavorare da ottobre. Ci proveremo sia attraverso il campionato sia la coppa, ma bisogna essere realisti e innanzitutto cercare di raggiungere se è possibile i primi sei posti e poi si vedrà”.

Il giudizio di questi primi mesi, quindi, è positivo?

“Più che altro ho visto che il giudizio è positivo da parte di un po’ tutte le componenti del calcio rumeno. Non si aspettava nessuno che avessimo un impatto così, specialmente su di me che non ero mai stato in Romania prima. La scelta del presidente di puntare su di me era vista un po’ in maniera scettica, anche giustamente, invece col tempo siamo riusciti a dimostrare che dopo un periodo sfortunato tra rigori contro ed espulsioni, perché il primo mese non abbiamo finito una partita senza un’espulsione o un rigore contro, siamo riusciti ad avere qualche chance in più e abbiamo fatto un bel filotto di vittorie. Bisogna proseguire, è solo l’inizio”.

Ha vissuto parecchi anni con Rossi all’Ungheria, ottenendo risultati storici e guadagnandosi la stima dei tifosi: cosa le è rimasto di quell’esperienza?

“Farei un po’ un discorso più generale. Sono più di dieci anni che alleno tra l’Italia e l’estero, molto più all’estero che in Italia. E ogni esperienza ha le sue peculiarità e difficoltà. Ho lavorato in 5-6 nazioni diverse e c’è sempre un periodo iniziale di adattamento e ci sono abituato, questa è una costante. L’abilità di un allenatore è quella di adattarsi al contesto in cui si trova e di non avere la presunzione di non dover cambiare tutto e subito o imporre delle cose fin dall’inizio. Ogni Paese ha le sue tradizioni e la sua cultura, le sue caratteristiche… Questo è un po’ quello che mi sono portato dietro in tutta la carriera. Anche per esempio le mie ultime due esperienze dal Cipro alla Romania sono molto diverse, all’opposto, sia come punto di vista calcistico sia ambientale. Mi sono adattato a entrambi i contesti in cui sono stato”.

In futuro l’aspirazione è più verso una Nazionale o ad allenare in Italia?

“Non ho nessun pregiudizio nei confronti di alcun Paese, vado dove c’è l’opportunità di poter lavorare bene, di divertirmi, di fare un calcio propositivo, portare e sviluppare le mie idee. E di poter far bene, non ho preclusioni nei confronti di niente e di nessuno. Alcuni mi sconsigliavano, per esempio, di andare ad allenare in Cipro. Invece è stata un’esperienza meravigliosa, anche se è durata poco. Poi è arrivato il Craiova a cui non potevo rinunciare, anche quando sono venuto qui alcuni mi dicevano di non andare, ma è sempre così. Ogni esperienza ti fa crescere”.

Forse c’è un po’ di pregiudizio?

“Questo non credo, però in Italia, ma anche in altri Paesi, c’è la presunzione di pensare che il calcio sia solo nella Nazione in cui si vive. Poi il mio desiderio è quello di allenare ad altissimo livello, ma sono consapevole che per farlo devo fare degli step. E questi step sono rappresentati da Cipro, Romania… Senza alcun pregiudizio, perché l’importante è divertirmi e fare un calcio che diverte e dare qualcosa alle persone. L’aspetto economico viene dopo. L’importante è andare dove si può crescere e migliorare”.

Si sente quindi più ‘belgiochista’ e non risultatista?

“Ritornando al discorso delle ultime due esperienze, io sono passato da una squadra in cui giocavamo un calcio diretto con poco possesso palla, molto verticale, a una squadra che ha grande possesso, pressing alto, un calcio di dominio… Io tra queste due scelgo il calcio funzionale (ride, ndr). Cioè quello che mi permette di usare le mie idee e la mia visione. A me piace il calcio che stiamo proponendo al Craiova, però per esempio a Cipro non potevo farlo. Soprattutto perché ero subentrato e non puoi pensare di stravolgere tutto, specialmente quando subentri. Se parti dall’inizio, puoi provare a proporre il calcio che vuoi. Voglio comunque che la squadra sia organizzata in una certa maniera, sono molto pesante, le cose devono essere fatte in maniera precisa”.

Un parere sulla questione dei moduli nel calcio?

“A Cipro giocavo 3-5-2 e oggi gioco con un 4-2-3-1 o 4-3-3. Sono solo numeri, dipende dalle caratteristiche dei giocatori. Nella mia carriera ho allenato con qualsiasi modulo: difesa a tre, a quattro, centrocampo a tre, col trequartista… Ho fatto tutto. Dipende dalle caratteristiche dei giocatori, però ogni modulo ha le sue caratteristiche. Scegliendone uno piuttosto che un altro hai un calcio più diretto o più di dominio. Sono i movimenti e le caratteristiche che fanno il modulo, non viceversa. Non è che uno dice gioco col 3-5-2, ma poi come ti muovi? Poi diventa 5-3-2 se non ti muovi in un certo modo. Mi piace giocare un certo tipo di calcio, mi piace giocare col 4-3-3, perché secondo me ti permette di dominare di più il gioco in un certo modo. Però al Craiova avendo un trequartista, preferisco utilizzarlo”.

Il trequartista è una figura che sta un po’ scomparendo nel calcio di oggi.

“Sta scomparendo, sì. Ho la fortuna di avere un ragazzo che ha grande qualità (Bauza, ndr). Ma chi gioca nella mia squadra sa che in quella posizione deve fare un po’ di sacrificio in fase di non possesso e questo diventa molto importante, perché poi è un po’ quello che quando sei in fase di possesso ha una certa libertà di movimento. Però in fase di non possesso chiedo un certo tipo di lavoro. E a seconda della squadra che affrontiamo si muove in una determinata maniera. Il lavoro sulla fase difensiva a seconda del modo di giocare degli avversari cambia, mentre sulla fase di possesso ha molte libertà. A seconda dell’avversario che incontriamo gli dico di preferire uno spazio a un altro, però ha grandi libertà di muoversi sulla trequarti”.

Come vede l’Italia a Euro 2024?

“Il girone è complicato, però secondo me il fatto di poter passare è assolutamente possibile. E’ fattibile, con l’Albania si deve vincere e poi basta una vittoria con Spagna e Croazia. Oppure basta anche un punto all’ultima. La Spagna è forte, la Croazia per tradizione non la battiamo mai, è un girone complicata”.

E’ stato cercato da club italiani prima dell’FC U Craiova?

“Sì, ma non ero molto convinto di voler restare in Italia, ho preferito andare all’estero. Più che altro aspettare e poi attendere qualche proposta dall’estero”.

Le prospettive per il 2024?

“Riuscire ad arrivare ai playoff sarebbe un ottimo risultato. Io penso che sto ricevendo tanto dal club e dai tifosi, mi piacerebbe dare una felicità grande al club e ai tifosi, che non voglio dire qual è (ride, ndr). Ma vorrei dargli una grande soddisfazione, mi hanno accolto benissimo. Personalmente sono uno che pensa al domani e al dopodomani, ma non più in là. Ma non avrei mai pensato a fine 2023 di poter desiderare gli obiettivi che ho adesso, spero in futuro di averne altri ancora più grandi”.