“Perché nessuno dice niente?”: Inter nel caos, arriva la sentenza

La situazione riguardante le difficoltà dell’Inter passata quasi inosservata ha causato reazioni e riflessioni in alcuni addetti ai lavori.

Il calcio italiano è in crisi. Non solo a causa della clamorosa eliminazione dell’Italia nelle qualificazioni valide per i Mondiali di Qatar 2022, certificata dal gol di Traijkovski nello spareggio da dimenticare con la Macedonia del Nord. Ma proprio inteso come movimento. E l’Inter, che ha chiuso l’ultimo bilancio con un rosso di 100 milioni di euro, ne è il simbolo.

Beppe Marotta ad Inter
Beppe Marotta (LaPresse)

Questa almeno è l’opinione espressa da Andrea Losapio in un interessante editoriale pubblicato su TuttoMercatoWeb, che partendo dal bilancio negativo del club nerazzurro analizza non solo la crisi economica del calcio italiano di alto livello. Ma anche i problemi strutturali e l’atteggiamento di gran parte dei mezzi di informazione. Colpevoli a suo dire di non affrontare il problema come andrebbe affrontato.

Mentre l’Inter tratta Scamacca e Frattesi con il Sassuolo e deve prendere atto della quasi impossibilità di riprendersi Lukaku, infatti, il suo bilancio negativo non fa il rumore che dovrebbe. Lo sottolinea, Losapio, proprio parlando di quei 100 milioni in rosso seguiti dalla rinuncia al centravanti belga e ad Hakimi, ceduti la scorsa estate a Chelsea e PSG proprio per fronteggiare la situazione debitoria. Che si è comunque ripresentata.

Hakimi e Lukaku all'Inter
Hakimi e Lukaku ai tempi dell’Inter (LaPresse)

L’Inter e la crisi del calcio italiano

Com’è possibile? Losapio non solo se lo chiede, ma si chiede anche come sia possibile che nessuno dica niente. E che le discussioni, spesso sterili e ridondanti, riguardino i risultati negativi dei club in Europa e della Nazionale. Senza che vengano presi in esame i problemi strutturali di un movimento che, come ha riportato pochi giorni fa la Gazzetta dello Sport, ha registrato 3,4 miliardi di euro di debiti al netto dei crediti.

Al posto dell’Inter un’azienda normale, sottolinea, porterebbe i libri in tribunale. Invece Suning “accende un bond su quello precedente” senza che nessuno intervenga in modo deciso, intimando di ripianare il debito oppure di vendere.

Non succede, aggiunge, perché tutti alla fine hanno diritto di guadagnare ed essere tutelati. I proprietari, i calciatori, i procuratori, che prendono le “uova d’oro che arrivano sempre oggi e mai domani” da una gallina che però rischia di scoppiare. E che finiscono sempre con il dare la colpa a qualcun altro.

Intanto il calcio italiano è entrato in una spirale da cui rischia di uscire con le ossa rotte. E in cui la svolta, per i club, non potrà arrivare dallo stadio di proprietà che secondo Losapio è uno specchietto per le allodole e poco più. L’Atalanta, del resto, ha guadagnato in tre partite di Champions a Bergamo la metà di quanto incassato con il Valencia a San Siro. E la Juventus, nonostante i risultati incoraggianti iniziali, resta pur sempre una squadra che allo stadio porta 40.000 spettatori. Ancora troppo distante da giganti come Bayern Monaco e Barcellona.

Anche la Juventus “si ritrova con debiti pazzeschi, ma la proprietà è diversa. Exor ripiana, pur storcendo la bocca”. Ed è quindi inevitabile finire con il parlare delle plusvalenze, con 5 club di Serie A che hanno ricevuto l’avviso di inchiesta. Un modo per mettere una pezza, per l’ennesima volta, ai bilanci. Ma che non cambierà la sostanza delle cose: “ci vorrebbe una mano pesante per evitare che ricapiti, altro che deferimenti” conclude l’editoriale, ma i precedenti indicano che non succederà.

Non solo. La sensazione, conclude Losapio, è che il sistema continuerà ad andare avanti come se niente fosse. Prendendosi tutto oggi e fregandosene del domani, nell’attesa che qualcuno arrivi a ripianare o trovi una soluzione che all’orizzonte, al momento, non si intravede.