Un derby vinto può ridare ossigeno a una stagione incerta. Ma è altrove che il Milan cerca la vera svolta: forse proprio dove finora nessuno aveva davvero guardato
Qualcuno dice che a Milano basti una vittoria nel derby per cambiare l’aria. Poi, è ovvio, c’è derby e derby, ma la semifinale di Coppa Italia vinta contro l’Inter era proprio quello che ci voleva, anche perché ha messo sul tavolo una carta inaspettata, di quelle che non risolvono tutto ma aiutano a guardare le cose da un’altra prospettiva.
Non è solo questione di orgoglio cittadino o vendetta sportiva. Il punto è che adesso la finale c’è, va giocata e possibilmente vinta. Perché un trofeo in bacheca – e non uno qualsiasi – aiuterebbe non poco a rimettere ordine in questa stagione pazza. Soprattutto dal momento che garantisce anche l’accesso all’Europa League, che in questa fase è diventato un obiettivo concreto e necessario.
Nel frattempo, però, ci si interroga su cosa sarà del Milan il prossimo anno. A cominciare dalla panchina. Sergio Conceiçao, chiamato quasi per scommessa a stagione in corso, ha vissuto un percorso pieno di curve, ma col tempo sembra aver trovato il suo modo per stare dentro il Milan. E quindi, un po’ a sorpresa, potrebbe anche essere riconfermato.
Ma c’è anche chi pensa che serva una sterzata vera, magari con un allenatore italiano che possa parlare la lingua della ricostruzione. I nomi? Quelli noti. Da Vincenzo Italiano a Roberto De Zerbi, in ballo ormai da mesi da Gian Piero Gasperini fino al ritorno sempre evocato di Carlo Ancelotti. E poi, come in ogni mezza crisi rossonera che si rispetti, spunta anche l’ipotesi Maurizio Sarri.
Non solo panchina: chi sarà il prossimo ds del Milan? L’idea di una soluzione “interna”
E se le idee sull’allenatore sembrano una giostra ancora in movimento, c’è un altro fronte in cui tutto è ancora più fermo. Quello del direttore sportivo. O meglio, dell’eventuale nuovo direttore sportivo. Perché, come vi avevamo già anticipato leggendo fra le righe delle parole di Geoffrey Moncada, l’ipotesi che alla fine non arrivi proprio nessuno comincia a non sembrare più così assurda.
È un’ipotesi che si è fatta strada a piccoli passi, senza proclami. I contatti con Igli Tare non sono andati a buon fine. C’era l’idea Tony D’Amico, ma l’Atalanta ha già fatto sapere di volerci puntare per la sua rifondazione. Poi c’è la questione Paratici che fa storia a sé: era fatta, poi la retromarcia, ora il ritorno di fiamma con lui che fa muro perché ancora scottato dall’epilogo di un mese fa.
E allora si apre una pista interna, quella che adesso comincia a somigliare a una decisione ben ponderata. Secondo quanto raccolto dalla nostra redazione, infatti dentro Casa Milan sta prendendo forma l’idea di non nominare affatto un nuovo ds, con l’obiettivo di valorizzare meglio chi c’è attualmente a disposizione in dirigenza.
In fondo, come ha detto anche Moncada, esiste già una struttura dirigenziale piuttosto articolata, Furlani, Ibrahimovic e lo stesso Moncada, ognuno con competenze e relazioni diverse. L’idea è quella di affinare questo equilibrio interno, dando più peso ai ruoli attuali e magari affiancando un ds come profilo tecnico secondario, più snello, che si occupi solo di alcuni compiti specifici.
Alla fine potrebbe comunque arrivare qualcuno, certo. Ma ora, per la prima volta, l’idea di non prendere nessuno non viene più vista come un fallimento, ma come una possibilità.