C’è chi va, chi dovrebbe andare e chi resta solo perché nessuno sa cosa farne. La Juventus si ritrova con il frigo pieno e il portafoglio vuoto. E adesso tocca a Comolli capire dove tagliare
Un vero e proprio gioco di prestigio, ecco cosa ci vuole. Uno degli obiettivi di Damien Comolli, da poco insediatosi alla Juventus, sarà quello di rimediare ad alcuni danni evidenti della gestione precedente. E sì, chiamiamoli proprio danni.
Nella gestione Giuntoli si è lavorato per abbassare il monte ingaggi, questo è vero, ma sono anche arrivati calciatori con cartellini da capogiro, che oggi pesano. Perché si sa ormai come vanno le cose nel calcio: dipende tutto dal bilancio. Se le cose vanno bene, il valore aumenta. Se vanno male, bisogna trovare una via d’uscita. Se vanno malissimo, non esiste una via d’uscita che non faccia altri danni.
La Juve adesso deve solo capire se si trova nella seconda o nella terza categoria. E la risposta arriverà nel momento in cui proverà a liberarsi di certi giocatori. Se ci sarà qualcuno disposto a prenderseli senza fare troppi conti, allora forse si potrà parlare di semplice errore. Se invece bisognerà pagare per mandarli via, siamo nel pieno dei disastri da gestire.
Il nome che brucia più di tutti, ça va sans dire, è quello di Dusan Vlahovic. Non tanto per quello che è oggi, quanto per quello che era stato comprato per diventare. Un investimento da oltre 80 milioni. Oggi ne vale poco più di 20 a bilancio. Basterebbe quello per non fare minusvalenza, teoricamente. Ma c’è l’ingaggio. Un ingaggio che blocca tutto.
Perché anche chi ci pensa, poi fa due conti. E tra i conti e la voglia del giocatore di non andare in campionati minori, il risultato è che si resta fermi. Al punto che si è parlato perfino di recessione consensuale, con buonuscita. Cioè: tu vai via gratis, e noi ti paghiamo anche qualcosa per salutarti senza danni peggiori. E questo, se non è un fallimento, ci va vicino.
Douglas, Nico, Koopmeiners: tre casi diversi, tre soluzioni diverse
Poi c’è Douglas Luiz. Per evitare minusvalenze serve trovare una soluzione di scambio soddisfacente oppure venderlo per una cifra intorno ai 40 milioni. Cosa possibile solo se il trasferimento verrà spalmato su più stagioni: 10-15 milioni subito in prestito e poi riscatto tra un anno.
Lo sta valutando il West Ham, ma anche qui la trattativa sarà lunga e non semplice. È il classico caso di o bere o annegare. Ma senza margini di manovra reali, l’unica speranza è che qualcuno chiuda gli occhi e firmi.
Il terzo punto interrogativo è Nico Gonzalez. Arrivato dalla Fiorentina a quasi 35 milioni complessivi, piazzarlo ad una cifra intorno ai 25 milioni sarebbe già un mezzo miracolo. C’è qualche sirena saudita, ma il rischio è sempre lo stesso: temporeggiare troppo e poi doverlo cedere in prestito, oppure tenerlo a libro paga. Ed è esattamente il contrario di ciò che la Juve deve fare adesso.
E infine c’è Koopmeiners. Ma lui è un discorso a parte. Non perché abbia fatto bene, anzi, ma perché la Juventus non può permettersi di svenderlo. È stato pagato tanto, circa 60 milioni e c’è ancora un briciolo di speranza che si possa rilanciare. Per ora, rimane. Più per necessità che per convinzione.
In teoria, da queste operazioni potrebbero entrare circa 100 milioni. Ma sono soldi già spesi un anno fa. In pratica, si rischia di incassare poco e male, solo per non peggiorare il bilancio. E chi li ha comprati, oggi, può solo sperare che qualcuno li voglia davvero. Perché nel frattempo, il tempo passa. E l’acqua sale.