Senza Ronaldo e senz’anima: la Juve è un disastro

L’Empoli sbanca Torino: la Juve è un disastro da tanti punti di vista. Senza gioco, senz’anima e senza gol: strada durissima per Allegri

Bonucci perplesso
Bonucci (Getty Images)

Brutta, troppo brutta per esser vera. La Juventus sconfitta in casa dall’Empoli con un gol di Mancuso (l’unico ad avere in campo la maglia numero 7…) non è solo una squadra frastornata dal clamore pazzesco creato dall’addio di Cristiano Ronaldo. L’Empoli, salvo una piccola porzione della ripresa, ha dominato all’Allianz. Ha mostrato calcio vero in casa della Juve. Ha vinto e legittimato il successo.

La sconfitta della Juventus è pesante, perché maturata in un contesto nel quale c’è stata una sola fioca luce: l’ingresso di Locatelli, coinciso una piccola scossa bianconera. Una serata nera, nerissima: Rabiot disastroso (e non solo sul gol), Dybala un fantasma dagli sbiaditi colori cerulei. Morata, a tratti, è stato un palo che respingeva le conclusioni dei compagni. Il nodo cruciale, però, si chiama Massimiliano Allegri. Le scelte del tecnico si sono rivelate non sbagliate, fallimentari. McKennie trequartista, Danilo play o non si sa cosa davanti la difesa. L’Inter e la Lazio sono già a +5, domani possono esserlo anche Roma, Milan e Napoli

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Allegri dà indicazioni
Allegri (Getty Images)

Allegri, l’evoluzione ed i punti interrogativi

In un recente articolo qui su Serieanews.com, si è contestato il calcio voluto da Allegri contro l’Udinese. Baricentro basso, libertà lasciata all’avversario di prendere campo, fraseggio basso (e non dal basso) e ricerca della verticalizzazione per sfruttare il tasso qualitativo in fase offensiva. Il tutto con un ritmo lento, compassato, con la sicurezza di chi il gol non lo prende. L’Udinese, invece, nonostante la difesa a 3 e l’ingresso di Chiellini ha trovato il pareggio, con un fuorigioco che ha reso vano l’ultimo gol di CR7 con la maglia bianconera.

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Quell’analisi si concentrò su un tema: Allegri è l’uomo adatto a questa Juventus? Sicuramente, è troppo presto per dare certezze. Per ora, è giusto raccogliere elementi. Primo: il calcio proposto da ‘Aggiughina’ non si vede, praticamente, in nessun campo italiano ed europeo. Il baricentro dell’Empoli, ad occhio nudo, è stato molto più alto di quello della Juve per almeno un’ora, tanto per fare un esempio. Secondo: la prima Juve di Allegri si arroccava, ma non subiva. Nel primo tempo la Juve ha tirato 3 volte dall’interno dell’area di rigore dell’Empoli, i toscani 5 volte hanno tirato dall’interno della 18 metri difesa da Szczesny. Terzo: la capacità sviluppata da tutte le squadre negli ultimi anni di recupero sulla seconda palla non appartiene al calcio di Allegri, sia l’Udinese che l’Empoli hanno messo a nudo questa difficoltà. L’attacco al portatore con i tempi giusti ha portato i calciatori della Juve a commettere una miriade di errori tecnici, chiedere a Bentancur per conferma.

Inoltre, a questa Juve manca il dna bianconero, frutto della smaterializzazione dello stesso voluta da Agnelli e Paratici. Rabiot, sul gol di Mancuso, sembra un bradipo contro una pantera in una gara sui cento metri. Manca la cattiveria, quell’animus pugnandi proprio della storia bianconera. Provare a sostituire questa storia con il merchandising, con la crescita sui social, con Ronaldo, con Sarri ed il bel gioco (senza crederci) e soprattutto con Andrea Pirlo (credendo di aver scoperto la terra promessa) è stato un errore che il club potrebbe pagare in modo salatissimo anche quest’anno. Tocca ad Allegri trovare, il prima possibile, il vento a favore, prima che la barca si incagli senza rimedio.