Tutti zitti: l’Italia di Mancini resta il meglio del nostro calcio

L’Italia di Mancini batte il Belgio, porta a casa il terzo posto in Nations League, è una vittoria simbolica molto importante.

In questo Paese si da tutto per scontato, non c’è memoria storica, anche sulle cose più serie, basta pensare che ieri l’Italia ha scoperto l’esistenza sul proprio territorio di organizzazioni neofasciste.

Torniamo, però, al calcio perchè oggi l’Italia ha battuto il Belgio per la seconda volta in quattro mesi e ha portato a casa il terzo posto in Nations League.

Vi ricordate quando arrivò Mancini alla guida dell’Italia? Avevamo vissuto l’umiliazione di star fuori dal Mondiale di Russia 2018 e in Nations League si temeva la retrocessione.

Una trovata di marketing della Uefa senz’anima in cui intanto l’Italia ha portato a casa un terzo posto più che dignitoso, lavorato per il ranking e la propria immagine. In un sistema pieno di problemi, l’Italia di Mancini è ancora il meglio che esprime il nostro calcio.

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L'Italia festeggia la vittoria contro il Belgio
Nazionale Italiana (Getty Images)

La Nazionale di Mancini è un rinnovamento continuo, non arresta mai la sua crescita

Sono bastati due pareggi sfortunati contro la Bulgaria e la Svizzera e una sconfitta contro la Spagna, giocando più di un tempo in dieci uomini, per sentire che l’Italia ha bisogno di rinnovarsi e soffriva di riconoscenza verso i campioni d’Europa.

Come se l’Europeo l’avessimo vinto chissà quanto tempo fa, era soltanto l’11 luglio con il coraggio di valorizzare Pessina, Locatelli, Berardi più di quanto facesse il calcio italiano, spesso in ritardo.

Lo spirito è lo stesso, Mancini è un innovatore, rinnova continuamente la proposta della Nazionale, il gruppo, è pronto a buttar dentro anche Tonali Lucca senza far danni all’Under 21. Ragiona di sistema, di collettivo molto più della “critica da risultato” di quelli che hanno pensato l’Italia fosse un All Star invincibile.

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L’Italia oggi ha giocato ancora una volta a campo aperto contro il Belgio, con la forza di non speculare ma preparando una partita per mettere in difficoltà l’avversario. Con Berardi a destra che ripiegava su Carrasco, anche per equilibrare la forza dirompente di Chiesa sul lato opposto. Un piano per sfruttare la debolezza del Belgio sui cambi di gioco, una mentalità per cui si lavora per far male all’avversario, non solo per difendersi.

La Nazionale di Mancini è il meglio che possa esprimere il calcio italiano. Un sistema “bucato”, debole che sfrutta il Decreto Crescita per l’overdose di stranieri, con poche isole felici che pensano a far crescere il movimento. Mancini fa bene al nostro mondo molto più di quello che sembra, in un Paese che con i propri club non vince una coppa europea da undici anni.

L’Italia di Mancini vince con la qualità collettiva, noi non scendiamo dal pullman del 12 luglio

Ammirate la crescita di Di Lorenzo, la scioltezza con cui Berardi affronta avversari di grande esperienza internazionale, la rapidità di Lorenzo Pellegrini nel calarsi in una squadra organizzata, il modo in cui la Nazionale sta supportando la crescita di Chiesa, l’autorevole prestazione di Acerbi contro il Belgio.

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L’Italia esprime una qualità collettiva superiore alla somma delle individualità che mette in campo, ciò ci rende orgogliosi anche nelle difficoltà. È la più grande vittoria di Mancini, che ha costruito un gruppo che non sbaglia mai l’atteggiamento, al di là del risultato che può cambiare per un’espulsione, un rigore sbagliato e tante altre variabili. Poteva cambiare anche oggi con i tre legni colpiti da Belgio.

Non scendiamo dal pullman scoperto del 12 luglio, siamo ancora lì ad applaudire ad una squadra che diverte, vince e convince. 30 successi in 44 partite nell’era Mancini, 101 gol fatti. Roberto, guarda e passa, c’è un Mondiale da conquistare anche contro gli uomini dalla scarsa memoria.