Mondiali, incolumità dei tifosi a rischio: l’annuncio gela tutti

Non mancano certo le polemiche sui prossimi Mondiali in Qatar: l’ultima riguarda una raccomandazione da parte del servizio di sicurezza.

I Mondiali in Qatar sono sempre più vicini. Dopo il sorteggio dei gironi andato in scena ieri a Doha manca sempre meno alla kermesse più attesa dagli appassionati di calcio in tutto il mondo. L’edizione 2022, la 22ª nella storia, continua a essere circondata dalle polemiche.

Mondiali Qatar 2022
(LaPresse)

Fin da quando la FIFA ha assegnato i Mondiali al Qatar le critiche sono state numerose e pesanti. La precaria condizione dei lavoratori chiamati a costruire gli stadi, il clima torrido che sposterà per la prima volta il torneo a novembre, quindi ancora l’esclusione della Russia in seguito alla guerra in Ucraina e la richiesta di espellere l’Iran, colpevole di aver proibito l’ingresso allo stadio alle donne e di averle addirittura colpite con lacrimogeni.

Adesso una nuova polemica, nata dalle dichiarazioni rilasciate al Times da Abdulaziz Abdullah al-Ansari, che oltre a ricoprire il ruolo di presidente nel Comitato Nazionale Antiterrorismo qatariota ai Mondiali sarà anche il responsabile della sicurezza. Un avvertimento che però può suonare quasi come un’intimidazione.

Tamim bin Hamad Al Thani
L’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani (LaPresse)

Mondiali, l’avvertimento del generale al-Ansari: “Dovrò farlo per evitare attacchi”

Ansari, infatti, ha affermato che ai Mondiali di Qatar 2022 sarà vietato esporre sugli spalti le iconiche bandiere arcobaleno con cui si identificano gli appartenenti alla comunità LGBT. Una regola che stando alle sue dichiarazioni servirà per proteggere i diretti interessati: “Se gli porterò via la bandiera non sarà perché voglio farlo, ma per evitare che qualcun altro, per cui non posso garantire il comportamento, possa attaccarlo.”

“Lo chiederò per favore. Se qualcuno vuole manifestare la sua opinione su questa cosa deve farlo in una società dove questa viene accettata” ha aggiunto. Per poi concludere con la constatazione che “non è possibile cambiare la religione di un Paese per 28 giorni di Coppa del Mondo. Chi compra il biglietto lo fa per venire allo stadio a vedere la partita, non per rendersi protagonista di gesti politici.”

Parole che certo serviranno per evitare tensioni ma che comunque risuonano piuttosto intimidatorie. Occorre ricordare che in Qatar le relazioni omosessuali sono punite con pene fino a 7 anni di reclusione. E che naturalmente, essendo queste vietate, non esistono diritti di sorta per gli appartenenti alla comunità LGBT residenti nel Paese.