“Non esiste proprio…”: Lukaku-Inter, polemica inaspettata dopo l’ufficialità

Neanche il tempo di cominciare la sua seconda avventura all’Inter e Romelu Lukaku finisce al centro delle polemiche dei tifosi.

La seconda vita nerazzurra di Romelu Lukaku è cominciata da poche ore. Andato via la scorsa estate, l’attaccante belga, dopo una stagione in chiaroscuro al Chelsea, è tornato a vestire la maglia dell’Inter.

Lukaku appena tornato all'Inter
Romelu Lukaku (LaPresse)

Una trattativa difficile, magistralmente condotta da Marotta il quale è riuscito a strappare un prestito oneroso che permette all’Inter di ricomprare praticamente ‘a saldo’ un calciatore venduto a peso d’oro la scorsa stagione. Un’ottima operazione che però, lato Chelsea, ha lasciato qualche strascico di troppo e, stando ad alcune indiscrezioni, è stata causa dell’addio di uno storico dirigente.

Anche in casa Inter però l’arrivo di Lukaku ha portato qualche polemica. Durante la sua prima avventura in nerazzurro infatti Lukaku aveva vestito la maglia numero 9. Casacca che però, in questo suo anno lontano da San Siro, è stata indossata da colui che era stato acquistato per essere il suo successore: Edin Dzeko. L’Inter ha però comunicato che Lukaku non riprenderà il numero 9, ma si accontenterà del numero 90, dando vita ad un dibattito tra i tifosi nerazzurri.

Edin Dzeko, attaccante dell'Inter
Edin Dzeko (LaPresse)

Lukaku, il numero di maglia scatena il dibattito: giusto che prenda la 90 e non la 9?

I tifosi si sono immediatamente divisi in due partiti. Da un lato chi ritiene giustamente Dzeko il proprietario della maglia numero 9 e quindi Lukaku deve accontentarsi di un’altra casacca. E chi invece vorrebbe che il bosniaco rinunciasse al suo numero per vedere il 9 sulla spalle del figliol prodigo.

I tweet vanno quindi da chi riporta il messaggio di Zhang sul 90 e mette in chiaro che la 9 ha già un padrone, Dzeko appunto, fino a chi invece tira in ballo ragioni di marketing. “Non esiste che il centravanti titolare abbia un altro numero. si legge. “E’ una questione di marketing.”