Una stagione segnata da infortuni ha costretto il Napoli a cambiare i piani. Conte non vuole più sorprese: i problemi avuti da Buongiorno impongono una riflessione molto attenta
Se di solito si dice che la miglior difesa è l’attacco, quest’anno Antonio Conte sta dimostrando esattamente il contrario: rischia di vincere lo scudetto con una squadra spesso non spumeggiante ma straordinariamente solida: il Napoli è la miglior difesa d’Europa – sì, avete letto bene – con soli 25 gol subiti. Niente male per una squadra che un anno fa ne aveva presi 48, praticamente il doppio.
Un exploit che ha diversi protagonisti ma su tutti c’è un nome e un cognome: Alessandro Buongiorno. L’unica vera novità nella retroguardia dello scorso anno che con il suo innesto (e quello dell’allenatore, ovviamente) ha dato una solidità e un’organizzazione che prima mancavano.
Certo, è costato ben 35 milioni di euro, ma ne è valsa la pena: ogni volta che è stato in campo, Buongiorno ha dato l’idea di essere lì da sempre, come se il passaggio dal Torino al Napoli fosse solo un aggiornamento geografico, non tecnico. Ma il punto è proprio questo: “ogni volta che è stato in campo”. Perché in realtà, di quelle volte, non ce ne sono state abbastanza.
Tre infortuni nel 2025. Il primo, tragicomico: inciampa su uno scarpino, frattura lombare, fuori quasi due mesi. Poi due guai muscolari, ravvicinati e spietati, che di fatto gli hanno fatto saltare quasi tutto il girone di ritorno. A fine stagione saranno 16 partite in tutto. Troppe. Non per il suo valore, che resta altissimo, ma per la costruzione di un sistema che su di lui ha fatto affidamento totale.
Antonio Conte ha provato a rimediare. Prima con Juan Jesus, poi con Rafa Marin. Soluzioni oneste, anche efficaci in certi momenti, ma rattoppi. Perché se costruisci un muro e ti manca il mattone centrale, il muro tiene… ma traballa.
Napoli, Buongiorno non si tocca ma la difesa è da rifare
La questione non è metterlo in discussione. Buongiorno resta il titolare, il riferimento. Ma quando il tuo leader difensivo gioca la metà delle partite, serve un piano B vero. Conte vuole un altro centrale di livello, uno che non faccia rimpiangere nessuno se chiamato in causa. E magari che tenga anche tutti sulla corda.
Il nome più caldo è Omar Solet dell’Udinese. Arrivato a gennaio, ha fatto un girone di ritorno strepitoso. Forte fisicamente, concentrato, in crescita costante. Il Napoli si è mosso per tempo e può bruciare la concorrenza. Valutazione: circa 25 milioni.
Poi c’è Sam Beukema, solidissimo nel Bologna di Italiano. Due stagioni da titolare in una squadra organizzata, pochi fronzoli e tanta sostanza. Anche qui: 25 milioni, trattabili. Più defilato Federico Gatti. Alla Juve ha problemi col rinnovo e senza accordo potrebbe essere ceduto. Se la situazione si sblocca, anche qui bastano 20-25 milioni. Conte lo apprezza da tempo: grinta, fisico, spirito operaio.
Intanto il Napoli si è già portato avanti col quarto centrale. Luca Marianucci, classe 2004 dell’Empoli, è stato opzionato e arriverà in estate. Costerà 8-9 milioni. Giovane, formato in Italia, utile anche per la lista FIGC essendo ancora Under. Un investimento mirato.
E non è detto che si resti a quattro. Conte vorrebbe cinque centrali. Il quinto potrebbe essere Juan Jesus, da rinnovare per un altro anno. Dopo una stagione difficile, è tornato affidabile, anche entrando a partita in corso. Sa cosa significa vincere, conosce lo spogliatoio e non crea mai problemi. Uno di quei profili che, nelle stagioni lunghe, fanno comodo eccome.