Sei presenze, una medaglia e un ruolo tutto nuovo. Chiesa torna da Liverpool con meno minuti ma qualcosa in più. La Premier non gli ha regalato spazio, ma gli ha insegnato come reinventarsi
Federico Chiesa ce l’ha fatta. Ha raggiunto il numero minimo di presenze per ricevere l’agognata medaglia della Premier League. Una soddisfazione ma non una gran consolazione, a dirla tutta: sei apparizioni in campionato, poco spazio, qualche spezzone, una stagione passata più in panchina e in tribuna che in campo. Però quel piccolo traguardo, simbolico, resta. E racconta comunque qualcosa.
Racconta, ad esempio, che Chiesa non si è arreso. Ha accettato un ruolo minore, si è adattato, ha lavorato in silenzio. Non ha fatto storie, non ha rilasciato dichiarazioni velenose, non ha sbuffato per qualche esclusione di troppo. Si è messo a disposizione. Ha stretto i denti e ha aspettato. E alla fine, pur senza incidere, si è guadagnato la stima di chi lo ha visto da vicino. In primis di Arne Slot.
L’olandese non lo ha mai considerato un titolare, ma lo ha comunque coinvolto quando ha potuto. E soprattutto, ha notato qualcosa. Talmente tanto da provare un esperimento curioso nell’ultima di campionato: Chiesa centravanti. Non un ripiego, ma un test vero e proprio. A risultato e classifica già scritti, Slot ha voluto vedere se l’ex Juventus potesse funzionare anche lì. E a fine partita, in conferenza, ha detto che è andata meglio del previsto. Che Chiesa gli ha dato più di quanto si aspettasse.
Cosa farà Chiesa? La Serie A lo aspetta, lui ha imparato un nuovo ruolo
Ora si apre la parentesi estiva. Il Liverpool non ha ancora deciso cosa fare con lui. Se confermarlo e magari valorizzarlo di più, oppure se lasciarlo andare. E in quel caso, le porte della Serie A potrebbero riaprirsi. Non è un mistero che diversi club stiano monitorando la situazione.
La Roma, ad esempio, che però prima deve capire chi sarà davvero al timone tecnico. Il sogno è un nome pesante come Klopp, ma nel frattempo restano sullo sfondo altre opzioni comunque importanti. Attenzione anche al Como, che punta forte sull’immagine e sull’identità: uno come Chiesa, anche se reduce da un’annata in ombra, darebbe uno spessore enorme al progetto. E poi le solite note: Milan, Napoli, Inter. Magari non come priorità, ma come idea laterale da tenere lì, nel cassetto delle occasioni.
Il Napoli, in particolare, va valutato con attenzione. Se davvero arrivasse Allegri, le chance di rivedere Chiesa in azzurro si abbasserebbero parecchio. A Torino, Max non è mai riuscito a trovare la quadra giusta con lui. E si sa come funzionano queste cose: certe incompatibilità non si superano con una stretta di mano.
In ogni caso, chiunque deciderà di puntare su di lui, oggi si troverà tra le mani un giocatore diverso. Magari meno scintillante, ma più completo. Più consapevole. E, soprattutto, più flessibile. Perché l’esperienza in Premier, pur breve, qualcosa gliel’ha lasciato. E quella partita da centravanti non è solo un dato di cronaca: è una traccia da seguire. Una possibile evoluzione.