Maradona, la lezione di De Zerbi a chi ancora non l’ha capito

Il ricordo di Maradona continua ad essere centrale nel mondo del calcio, ne ha parlato anche l’allenatore del Sassuolo Roberto De Zerbi in conferenza stampa alla vigilia della gara contro l’Inter. 

De Zerbi in campo è stato un numero 10, un trequartista e ha giocato anche nel Napoli in serie B, nella stagione che ha riportato gli azzurri guidati all’epoca da Reja in A.

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Il messaggio alla squadra: “È giusto che sapessero chi era”

Il mondo del calcio ha riempito d’affetto il ricordo del Pibe de Oro, Prandelli dopo la vittoria di mercoledì ad Udine in Coppa Italia (la prima da quando allena la Fiorentina) non ha voluto parlare della gara ma solo di Maradona.

De Zerbi, però, è andato oltre, ha spiegato il mito del Pibe de Oro alla sua squadra e ha raccontato la sua adorazione per il miglior giocatore di tutti i tempi.

“Sicuramente è un momento triste per chi, come noi, ha avuto la fortuna di crescere con Maradona. Ho parlato per venti minuti di lui alla squadra, è giusto sapessero chi fosse. Avevo il suo poster in camera, mi sono innamorato del calcio grazie a lui e ho provato a spiegare ai miei calciatori che faceva la differenza anche a livello umano”

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Maradona
(Getty Images)

De Zerbi e la lezione di Diego: “Rappresentava il tifoso”

Il messaggio di De Zerbi è chiaro: trasmettere ai suoi calciatori la lezione di Maradona che più di tutti ha incarnato l’idea che il significato del pallone può essere molto più ampio della semplice partita.

L’ho stimato anche come persona. La vita privata è appunto privata, ognuno deve rispettarla e nessuno è autorizzato a giudicarla. Ma lui è andato oltre, ci ha sempre messo la faccia e ha sempre avuto ragione, dalla guerra alla Fifa passando per altre cose per le quali si è speso. Si è sempre messo dalla parte dei più deboli, con il Napoli contro le forze del Nord, con l’Argentina contro l’Inghilterra: è un valore che rende questa persona speciale. Di Maradona ho sempre apprezzato una cosa, faceva il calciatore ma portava con sé la sua infanzia, la sua tradizione, la sua povertà. Rappresentava il tifoso, al di là dell’aspetto economico. Sapeva emozionare anche con una parola, che fosse nato in Argentina o a Napoli, suscitava emozioni solo a vederlo. Ora si parla di Maradona come un pessimo esempio, ma lo ha pagato sulla sua pelle essendo sempre coerente”, parole che arrivano al cuore.

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