Caro Babbo Natale… la ‘letterina’ con i desideri per il nostro calcio

Una letterina ‘semiseria’ in cui si chiede al Babbo Natale del Pallone alcuni regali per ‘salvare’ il calcio italiano e non solo.

Il calcio si sa è la scusa per tornare tutti un po’ bambini. Il tifo per i propri colori, il vedere il proprio idolo, prima così anagraficamente adulto e poi così stranamente giovane, compiere gesti che possono svoltarti una settimana intera, sono un qualcosa che unisce grandi e piccini. Da padre in figlio, da nonno a nipote.

Quindi, sfruttando questa ‘scusa’, questo ritorno, attraverso il calcio, ad un’infanzia nostalgica, cosa c’è di meglio, approfittando del periodo natalizio, di una letterina a Babbo Natale. Non al classico Babbo Natale, ma al Babbo Natale del Pallone. Una letterina con desideri (ovvero proposte) per ‘salvare’ il calcio dalla deriva di disaffezione che lo sta colpendo.

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Arbitri in Serie B nel turno natalizio
Arbitri con pacco per la giornata di Natale in Serie B (LaPresse)

Caro Babbo Natale… per il calcio italiano

Caro Babbo Natale, partiamo subito con le cose difficili: il calcio italiano. Il primo desiderio è semplice: basta con i casi Salernitana. Una gestione grottesca, ampiamente prevedibile, che per l’ennesima volta rischia di falsare una corsa salvezza già ogni anno sempre meno entusiasmante.

Ora è la Salernitana, prossimamente potrebbe essere il Bari (che ha ottima chance di promozione in B). Il desiderio è che si possa finalmente trovare un argine (serio) alle multiproprietà. Poi, visto che ci siamo, parliamo anche della lotta salvezza.

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Caro Babbo Natale, è un po’ sotto gli occhi di tutti come il livello della bassa Serie A sia incredibilmente calato. Venti squadre non sono un po’ troppe? Soprattutto quando questo porta anche a campionati finiti a marzo per quelle squadre tra il 9° e il 13° posto. Troppo lontane dall’Europa, troppo lontane anche dalla zona retrocessione.

Ecco, una riforma del campionati sarebbe un ottimo regalo sotto l’albero, che potrebbe coniugarsi anche con l’altro problema dell’abnorme numero di società professionistiche che faticano a reggere il professionismo. E che ogni estate portano a fallimenti o ad iscrizioni per il rotto della cuffia.

Siccome capisco che consegnare i regali a svariati miliardi di persone è faticoso e toglie energie mentali, ti butto lì un’idea: Serie A a 18 squadre, Serie B a 20, due gironi di C1 da 18 e quattro gironi di C2, semiprofessionistica in modo da rendere ‘graduale’ il passaggio dal dilettantismo al professionismo, sempre da 18. Tra le Serie 4 promozioni/retrocessioni, di cui 2 dirette e 2 tramite play-off/play-out incrociati. Non male, eh?

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Tifosi della Salernitana a Genova
Tifosi della Salernitana a Genova (LaPresse)

Caro Babbo Natale… la Coppa Italia

Caro Babbo Natale, restiamo in Italia. Un altro tasto dolente che necessiterebbe un regalo urgente è la Coppa Italia. E’ mai possibile che nelle stanze dei bottoni prima si lamentano che la Coppa Italia non interessa a nessuno e poi fanno di tutto per renderla sempre meno interessante?

Per come è concepita oggi, la Coppa Italia, lungi dall’essere una competizione ‘nazionale’, è il salvagente della stagione per le big. Un ennesimo modo per spartirsi tra loro le briciole dei diritti tv e per ottenere un trofeo che alla fine… sempre meglio di niente.

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D’accordo che in Italia scontiamo il fatto che non abbiamo una vera e propria coppa federale (come la FA Cup) e che la nostra coppa di lega, la Coppa Italia appunto, fa le veci di una coppa federale. Ma una bella riforma per renderla più ‘inclusiva’?

Invece di chiuderla sempre di più, e ritrovarci come meno di mille paganti per un freddo Genoa-Salernitana pieno zeppo di riserve, non sarebbe il caso di aprirla anche ai dilettanti? Con sorteggio senza teste di serie e quindi la possibilità per tantissime piazze calde (basta farsi un giro nei gironi meridionali della C e della D) di rendere entusiasmante, anche a livello di pubblico, il match della vita contro qualche big?

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Gianni Infantino, numero uno della FIFA
Gianni Infantino (LaPresse)

Caro Babbo Natale… il calcio internazionale

Caro Babbo Natale, chiariamo subito, c’è un solo regalo imprescindibile in questa letterina: no al Mondiale ogni due anni! Infantino sviscera cifre, parla di mille e altri mille milioni, di sponsor e televisioni. Ed è proprio questo il punto. Smettiamola di rendere lo sport ancora più un product placement per multinazionali. 

La cadenza quadriennale dei mondiali è perfetta, si intreccia perfettamente con le competizioni continentali (anche se qui andrebbe un po’ armonizzato il calendario) e rende l’evento abbastanza ‘esclusivo’. Davvero poi, di fronte ad un problema serio (anche per la salute dei calciatori) quale l’ingolfamento dei calendari, si vogliono aggiungere altre partite?

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Che poi, sempre sullo stesso filone, la nuova Nations League è davvero necessaria? Non era necessaria la sua versione europea figuriamoci la versione aperta alle sudamericane. La UEFA giustamente si opposta al far giocare 4 volte a stagione Juve-Real in SuperLega e adesso ipocritamente spera che ogni anno si giochi Italia-Argentina in Nations League?

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Curva del Venzia
Curva del Venezia (LaPresse)

Caro Babbo Natale… un calcio a misura di tifoso

Caro Babbo Natale, veniamo alla parte più importante: i tifosi. Tu, esperto di Natale, sai bene che puoi mettere anche l’alberello ma senza tutto ciò che c’è attorno, l’atmosfera, il significato, il rito, non esiste il Natale. Così puoi mettere anche gli stadi ultramoderni, gli highlights su Youtube, le maglie a 125€, tutto per attirare target alto-spendenti, ma senza il tifoso non c’è calcio.

Ecco, desiderio dei desideri, più di quello del no al Mondiale ogni due anni, è il recupero della dimensione sportivo-sociale sulla dimensione finanziaria-commerciale. Siamo in un’epoca storica in cui ogni nostro gesto è pieno di utilitarismo e individualismo, in cui l’atomizzazione dell’io e la definizione dell’identità attraverso esclusivamente i consumi sono le nostre stelle polari. Recuperiamo almeno il calcio

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Anche qui, per facilitarti il tuo lavoro seriamente messo a rischio da Amazon Prime, dalla delocalizzazione degli elfi e dal subappalto delle renne, qualche idea ce l’avrei: basta calendario spezzatino. Il calcio ha bisogno di tempi e riti codificati nello spazio (lo stadio) e nel tempo (l’orario delle partite). Il tifoso deve vivere il pre, il durante e il post partita per affezionarsi davvero al calcio. Non ti innamori del calcio dietro al buffering di DAZN, ma cantando sugli spalti con i tuoi amici, vecchi e nuovi.

Non continuiamo a rendere il calcio un prodotto simile ad un fastfood, in cui nel poco tempo libero rimastoci ci infili, se riesci, la partita in televisione. C’è bisogno del ritrovo prima della partita e del ritrovo dopo la partita. E del vivere lo stadio! Anche per questo, e qualcosa in Europa si sta muovendo, introduciamo queste benedette Standing Zone. Chi vuole tifare tifa, chi vuole guardare guarda. Due livelli di fruizione e tutti contenti. Gli spettatori avranno il loro cenone gourmet… e noi tifosi riavremo il nostro Natale.